MONTE SANT’ANGELO – La comunità montana del Gargano è stata soppressa. Nell’ultima riunione del consiglio regionale approvato, infatti, il provvedimento che pone fine ai sei enti montani pugliesi: Gargano, Monti Dauni meridionali e settentrionali, per certi versi, annunciata e, quindi, si attendeva soltanto che ci fosse il sigillo della ufficialità.Nei giorni scorsi c’era stato il via libera da parte della seconda commissione regionale, presieduta da Michele Ventricelli.
NIENTE SOLDI -Le motivazioni le ha ribadite l’assessore regionale alla trasparenza e cittadinanza attiva, affari generali, Giuglielmo Minervini, per il quale "Si è aggravata la condizione di precarietà delle comunità montane perché con l’ultima finanziaria del governo nazionale sono stati revocati tutti i finanziamenti. Con queste norme riprendiamo il percorso di scioglimento delle Comunità montane con l’obiettivo di trasferire le funzioni a Province o alle Unioni dei Comuni. Concretamente proponiamo la copertura finanziaria solo per l’anno 2010, ponendo una toppa al problema provocato dal governo nazionale".
L’ASSESSORE -L’assessore Minervini si era, gia in precedenza, detto che con la soppressione delle comunità montane non si impoverisce il territorio della tutela di beni paesaggistici ma se ne riappropriano i Comuni o le Province. La riorganizzazione degli enti dovrà mettere in moto un processo virtuoso che porterà i comuni contigui o che si estendono nell’area della comunità montana a aggregarsi nell’Unione di Comuni, associazioni con organismi più snelli e meno onerosi per le finanze pubbliche, che di fatto eserciteranno le stesse funzioni delle precedenti comunità, senza costi aggiuntivi’ .
UNIONE COMUNE -In caso di mancata costituzione di forme associative nella gestione subentreranno le Province territorialmente competenti. Ora si avvieranno le procedure per lo scioglimento, un percorso già visto due anni fa: la giunta regionale, entro 20 giorni dalla data di entrata in vigore della legge, nominerà un commissario .
REAZIONI -Sulla soppressione dell’ente montano non furono versate lacrime due anni fa, ma neppure oggi c’è qualcuno che si stracci lenvesti.Qualche rimpianto potrebbe averlo il presidente in pectore dell’ente montano, Matteo Cannarozzi De Grazia, ex sindaco di Vico del Gargano e oggi consigliere comunale, sul nome del quale c’era un largo consenso, tant’è che veniva data per certa la sua elezione a presidente della Comunità montana. Niente di tutto questo."Nessun rimpianto, certamente il fatto che la mia candidatura era vista di buon grado non poteva che farmi piacere, quanto poi alla soppressione dell’ente montano devo ritenere che per il Gargano sia, indiscutibilmente, un impoverimento, ma ciò non significa che non ci siano altre strade da percorrere perchè il nostro territorio possa recuperare il tempo perduto e sopperire alle risorse finanziare che sono venute meno. E’ pur vero che lo stato di conflittualità creatosi era una condizione che non poteva non determinare le premesse perchè in tanti auspicassero il suo scioglimento. Fortunatamente – aggiunge Cannarozzi – sempre che si creino le condizioni perchè si guardi al nostro territorio come "Città Gargano", che vorrebbe dire lavorare, tutti insieme, per elaborare un progetto unico partendo da ciò che ci unisce e limando le differenze, è possibile recuperare quanto abbiamo perduto con la soppressione dell’ente montano.E le sedi per confrontarci e misurare la reale capacità di cambiamento sono tante: dall’Ato ai piani di zona, dal distretto sanitario ai trasporti. Diversamente, continueremo a piangerci addosso e a segnare il passo".
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Una fetta significativa dei finanziamenti all’interno del progetto strategico di Capitanata 2020 è destinata al territorio garganico, e questo – spiega il commissario dell’ente parco, Giandiego Gatta – proprio al ruolo e allo spessore che l’area protetta riveste nell’ambito di tutta la Capitanata. Ben quindici i Comuni coinvolti nel progetto che beneficeranno dei finanziamenti, opere di notevole importanza che abbracciano una larga forbice di interventi di alta qualificazione. «Per cui – aggiunge Gatta – la recente approvazione da parte della giunta regionale del programma stralcio è manna dal cielo per l’intero territorio della Capitanata. Poter contare su una disponibilità di oltre 34 milioni di euro, di cui più di otto destinati ai comuni garganici, è un buon viatico per guardare al futuro con ottimismo». Nel dettaglio, gli interventi più significativi riguardano Rignano Garganico e Vieste. Per il primo Comune, le risorse per circa 400mila euro saranno finalizzate alla valorizzazione di Grotta Paglicci e delle sue preziose testimonianze che ne fanno un punto di riferimento, forse unico, per una “lettura” del nostro passato. Interventi che non riguarderanno soltanto l’insediamento paleolitico ma anche la realizzazione di un museo. Per Vieste sono oltre due milioni gli euro da destinare alla riqualificazione dell’area portuale. Un plafond di tre milioni di euro destinati alla rivitalizzazione di alcuni centri storici dei Comuni ricadenti nell’area protetta, già individuati dalla regione. Infine, poco meno di un milione di euro per energia alternativa degli edifici scolastici.
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Dichiarato lo stato di crisi nel settore agricolo. Lo ha fatto la Giunta regionale chiedendo nel contempo, al Ministero delle Politiche Agricole e Forestali l’emanazione del decreto che fissi lo stato di crisi, allo scopo di porre gli imprenditori agricoli nelle condizioni di beneficiare di quanto disposto dalla Legge 29 aprile 2005 . 71 e dalla Legge 231/2005 nonché per esentare gli stessi produttori dal pagamento dei contributi assistenziali e previdenziali per la campagna in corso.
All’indomani della decisione della Giunta di dichiarare lo stato di crisi dell’agricoltura pugliese,l’assessore Dario Stefàno, così spiega il provvedimento:
“Si tratta di una ulteriore leva di pressione – commenta l’assessore regionale alle Risorse agroalimentari Dario Stefàno – che abbiamo ritenuto opportuno attivare nei confronti del governo nazionale, affinchè dia le risposte da tempo invocate dal sistema agricolo pugliese”.
“La decisione – prosegue Stefàno – è maturata in considerazione dello stato di mobilitazione in corso in alcune aree della regione, che ci ha convinto della opportunità di attivare questo ulteriore elemento di pressione sul governo nazionale affinchè dia i segnali attesi”.
“Segnali – precisa Stefàno- già richiesti da tempo dalla Commissione Politiche agricole nazionale, poiché la difficoltà del settore non è solo pugliese, ma investe tutto il Paese. La Puglia, però, in questo momento ha avvertito la responsabilità di farsi carico anche di questa iniziativa politico-istituzionale per investire formalmente il luogo della decisione che è il governo centrale”.
“La iniziativa odierna – conclude Stefàno – sposta ora il pallino nelle mani del governo nazionale, il quale viene così investito della responsabilità di dare quantomeno risposta alle procedure che la dichiarazione dello stato di crisi ci consente di richiedere ai sensi delle norme vigenti”.
Nella nottata tra l’1 ed il 2 luglio, alle ore 0:45, ad Ortanova (FG), incendiata l’auto al giornalista freelance Gianni Lannes, direttore del giornale online "Terra nostra".
Lo dice la stessa testata, secondo cui l’attentato sarebbe avvenuto ad Orta Nova, nel Foggiano, nella notte, a seguito di ‘una minaccia di morte di stampo mafioso, armi in pugno’.Lannes, spiega ‘Terra nostra’,e’ un ‘freelance investigativo specializzato in traffico di esseri umani, armi e rifiuti pericolosi, attualmente impegnato in una delicata inchiesta’.
Riteniamo questi atti inaccettabili e pensiamo che sia giunto il momento di combattere seriamente questi fenomeni che stanno sempre più spargendo terrore nella provincia foggiana. Chiediamo pertanto alle istituzioni di intervenire per garantire a tutti i cittadini ed alla stampa in particolare, sicurezza. La nostra solidarietà a Gianni Lannes.
fonte:ildiariomontanaro
Musica, impegno, politica.Domenica 24 maggio Foggia ospiterà il presidente della Regione Puglia, Nichi Vendola, capolista della lista Sinistra e Libertà per le elezioni europee del 6 e 7 giugno 2009. Una serata, quella di domenica, che inizierà alle ore 20.30 quando Vendola presenterà la propria candidatura e quella della sua Lista alla città capoluogo con un comizio in piazza Umberto Giordano. Alle ore 21.15 la manifestazione cambia luogo e modalità: in piazza De Santis Vendola sarà il "testimonial" della lista Sinistra per Foggia, impegnata alle prossime elezioni amministrative per il rinnovo del Consiglio Comunale, e del candidato sindaco Gianni Mongelli che lo accompagnerà sul palco. A seguire, la serata sarà animata dalle musiche e dalle parole del cantautore napoletano Eugenio Bennato, da sempre amico del presidente regionale, che si esibirà accompagnato dai musicisti del gruppo Rione Junno.
Articolo a cura di Marzia Campagna
La corruzione inconsapevole che affonda il Paese
Roberto Saviano
La cosa enormemente tragica che emerge in questi giorni è che nessuno dei coinvolti delle inchieste napoletane aveva la percezione dell’errore, tantomeno del crimine. Come dire ognuno degli imputati andava a dormire sereno. Perché, come si vede dalle carte processuali, gli accordi non si reggevano su mazzette, ma sul semplice scambio di favori: far assumere cognati, dare una mano con la carriera, trovare una casa più bella a un costo ragionevole. Gli imprenditori e i politici sanno benissimo che nulla si ottiene in cambio di nulla, che per creare consenso bisogna concedere favori, e questo lo sanno anche gli elettori che votano spesso per averli, quei favori. Il problema è che purtroppo non è più solo la responsabilità del singolo imprenditore o politico quando è un intero sistema a funzionare in questo modo.
Oggi l’imprenditore si chiama Romeo, domani avrà un altro nome, ma il meccanismo non cambierà, e per agire non si farà altro che scambiare, proteggere, promettere di nuovo. Perché cosa potrà mai cambiare in una prassi, quando nessuno ci scorge più nulla di sbagliato o di anomalo. Che un simile do ut des sia di fatto corruzione è un concetto che moltissimi accoglierebbero con autentico stupore e indignazione. Ma come, protesterebbero, noi non abbiamo fatto niente di male!
E che tale corruzione non vada perseguitata soltanto dalla giustizia e condannata dall’etica civile, ma sia fonte di un male oggettivo, del funzionamento bloccato di un paese che dovrebbe essere fondato sui meccanismi di accesso e di concorrenza liberi, questo risulta ancora più difficile da cogliere e capire. La corruzione più grave che questa inchiesta svela sta nel mostrarci che persone di ogni livello, con talento o senza, con molta o scarsa professionalità, dovevano sottostare al gioco della protezione, della segnalazione, della spinta.
Non basta il merito, non basta l’impegno, e neanche la fortuna, per trovare un lavoro. La condizione necessaria è rientrare in uno scambio di favori. In passato l’incapace trovava lavoro se raccomandato. Oggi anche la persona di talento non può farne a meno, della protezione. E ogni appalto comporta automaticamente un’apertura di assunzioni con cui sistemare i raccomandati nuovi.
Non credo sia il tempo di convincere qualcuno a cambiare idea politica, o a pensare di mutare voto. Non credo sia il tempo di cercare affannosamente il nuovo o il meno peggio sino a quando si andrà incontro a una nuova delusione. Ma sono convinto che la cosa peggiore sia attaccarsi al triste cinismo italiano per il quale tutto è comunque marcio e non esistono innocenti perché in un modo o nell’altro tutti sono colpevoli. Bisogna aspettare come andranno i processi, stabilire le responsabilità dei singoli. Però esiste un piano su cui è possibile pronunciarsi subito. Come si legge nei titoli di coda del film di Francesco Rosi "Le mani sulla città: "I nomi sono di fantasia ma la realtà che li ha prodotti è fedele".
Indipendentemente dalle future condanne o assoluzioni, queste inchieste della magistratura napoletana, abruzzese e toscana dimostrano una prassi che difficilmente un politico – di qualsiasi colore – oggi potrà eludere. Non importa se un cittadino voti a destra o a sinistra, quel che bisogna chiedergli oggi è esclusivamente di pretendere che non sia più così. Non credo siano soltanto gli elettori di centrosinistra a non poterne più di essere rappresentati da persone disposte sempre e soltanto al compromesso. La percezione che il paese stia affondando la hanno tutti, da destra a sinistra, da nord a sud. E come in ogni momento di crisi, dovrebbero scaturirne delle risorse capaci di risollevarlo. Il tepore del "tutto è perduto" lentamente dovrebbe trasformarsi nella rovente forza reattiva che domanda, esige, cambia le cose. Oggi, fra queste, la questione della legalità viene prima di ogni altra.
L’imprenditoria criminale in questi anni si è alleata con il centrosinistra e con il centrodestra. Le mafie si sono unite nel nome degli affari, mentre tutto il resto è risultato sempre più spaccato. Loro hanno rinnovato i loro vertici, mentre ogni altra sfera di potere è rimasta in mano ai vecchi. Loro sono l’immagine vigorosa, espansiva, dinamica dell’Italia e per non soccombere alla loro proliferazione bisogna essere capaci di mobilitare altrettante energie, ma sane, forti, mirate al bene comune. Idee che uniscano la morale al business, le idee nuove ai talenti.
Ho ricevuto l’invito a parlare con i futuri amministratori del Pd, così come l’invito dell’on del Pdl Granata ad andare a parlare a Palermo con i giovani del suo partito. Credo sia necessario il confronto con tutti e non permettere strumentalizzazioni. Le organizzazioni criminali amano la politica quando questa è tutta identica e pronta a farsi comprare. Quando la politica si accontenta di razzolare nell’esistente e rinuncia a farsi progetto e guida. Vogliono che si consideri l’ambito politico uno spazio vuoto e insignificante, buono solo per ricavarne qualche vantaggio. E a loro come a tutti quelli che usano la politica per fini personali, fa comodo che questa visione venga condivisa dai cittadini, sia pure con tristezza e rassegnazione.
La politica non è il mio mestiere, non mi saprei immaginare come politico, ma è come narratore che osserva le dinamiche della realtà che ho creduto giusto non sottrarmi a una richiesta di dialogo su come affrontare il problema dell’illegalità e della criminalità organizzata. Il centrosinistra si è creduto per troppo tempo immune dalla collusione quando spesso è stato utilizzato e cooptato in modo massiccio dal sistema criminale o di malaffare puro e semplice, specie in Campania e in Calabria. Ma nemmeno gli elettori del centrodestra sono felici di sapere i loro rappresentanti collusi con le imprese criminali o impegnati in altri modi a ricavare vantaggi personali. Non penso nemmeno che la parte maggiore creda davvero che sia in atto un complotto della magistratura. Si può essere elettori di centrodestra e avere lo stesso desiderio di fare piazza pulita delle collusioni, dei compromessi, di un paese che si regge su conoscenze e raccomandazioni.
Credo che sia giunto il tempo di svegliarsi dai sonni di comodo, dalle pie menzogne raccontate per conforto, così come è tempo massimo di non volersela cavare con qualche pezza, quale piccola epurazione e qualche nome nuovo che corrisponda a un rinnovamento di facciata. Non ne rimane molto, se ce n’è ancora. Per nessuno. Chi si crede salvo, perché oggi la sua parte non è stata toccata dalla bufera, non fa che illudersi. Per quel che bisogna fare, forse non bastano nemmeno i politici, neppure (laddove esistessero) i migliori. In una fase di crisi come quella in cui ci troviamo, diviene compito di tutti esigere e promuovere un cambiamento.
Svegliarsi. Assumersi le proprie responsabilità. Fare pressione. È compito dei cittadini, degli elettori. Ognuno secondo la sua idea politica, ma secondo una richiesta sola: che si cominci a fare sul serio, già da domani.
Da http://carpinoparla.forumfree.net Savio dixit
di Giuseppe De Tomaso
Che l’Italia del Nord non meriti di salire in cattedra per distribuire le pagelle al resto della nazione è fuor di dubbio. L’Unità d’Italia si è rivelato un grande affare soprattutto per quell’area geografica che il «federalista» Umberto Bossi avrebbe ribattezzato col nome di Padania. La spesa pubblica del primo mezzo secolo di unità nazionale ha privilegiato soprattutto il Settentrione, come hanno incessantemente denunciato i padri del pensiero meridionalistico, da Giustino Fortunato (1848-1932) a Guido Dorso (1892-1947). Che, dopo l’avvento della Repubblica, il Mezzogiorno sia stato tacitato con l’Intervento straordinario mentre l’Intervento ordinario, assai più consistente, abbia preso la strada delle nebbie del Po, è riconosciuto anche dai pensatori nordici più imparziali. Ma le attenuanti qui accennate non bastano ad assolvere il Sud dall’accusa di non aver saputo badare a se stesso, restando prigioniero di una sorta di complesso di Peter Pan che quando passa dalla psicanalisi all’economia non può che produrre disastri su disastri.
C’è poco da discutere. Il presidente Napolitano ha mille ragioni da vendere. Tra l’altro, essendo egli un intellettuale meridionale, non può essere sospettato di «leghismo strisciante» o di «intelligenza col nemico», come si sarebbe detto una volta. Chiamando il Sud ad un’autocritica e ad un’autoriflessione sull’amministrazione della cosa pubblica, Napolitano intende mettere con le spalle al muro le classi dirigenti: politiche, burocratiche, imprenditoriali e culturali. Traduzione: prima di protestare contro il federalismo spinto o le insofferenze da parte dell’Italia ricca, il Mezzogiorno deve guardarsi allo specchio e farsi un’esame di coscienza. Se anziché incamminarsi sulla via dello sviluppo oggi, complice la recessione mondiale, pare avviato sulla via del sottosviluppo, la colpa non va certo addossata a Camillo Benso conte di Cavour (1810-1861) o agli austriaci, alle multinazionali o al più modesto Borghezio. La colpa principale, infatti, va addebitata alle classi dirigenti del Sud.
E’ colpa loro se, nel Mezzogiorno, le idee e i soldi si incontrano raramente, e quando ciò accade, l’evento sa di miracoloso, tanto che sùbito scatta il fuoco di sbarramento contro il capitano coraggioso che ha osato sfidare la routine e l’assistenzialismo. Antonio Genovesi (1713-1769), economista campano dell’altro ieri, aveva capito tutto: «Il problema del Mezzogiorno d’Italia è uno. Ad ogni iniziativa o problema da risolvere si risponde “Non si può”». E’ cambiato poco o punto da quei tempi. E’ ancora il nonsipuotismo il virus che frena la crescita del Sud, condannandolo alla statura e al chiasso dei nani di Biancaneve.
Eppure nel Dna dei meridionali albergano certi spiriti capitalistici che avrebbero eccitato persino Joseph A. Schumpeter (1883-1950), massimo cantore, dopo il Karl Marx (1818-1883) del Manifesto dei lavoratori, delle virtù «rivoluzionarie» della borghesia imprenditoriale. Se nel Mezzogiorno non sono molti i Natuzzi o i Ciccolella che sono diventati leader mondiali nei rispettivi settori (divani e fiori), nel Nord non si contano i big dell’industria e della finanza, con sangue meridionale. Due nomi su tutti, al top della classifica: Roberto Colaninno (Piaggio) e Leonardo Del Vecchio (Luxottica). Segno che il Sud non difetta di quei fuoriclasse in grado di portare una regione o una città a lottare per lo scudetto della produttività e redditività.
Ma è il Contesto a remare contro. Contesto è quella pubblica amministrazione nei cui uffici regna la regola del tre (uno lavora, uno lavora pochino, uno non lavora affatto). E’ quella burocrazia, in cui la cultura della procedura surclassa la cultura del risultato, e in cui l’imperativo formalistico delle «carte a posto» ignora tutte le esigenze di sviluppo. E’ quella magistratura, le cui indagini a volte sembrano ignorare il Fattore Tempo, fattore che per le imprese è più prezioso di un finanziamento milionario a fondo perduto: anni e anni con i cantieri fermi per poi magari riconoscere che la legge era stata rispettata. E’ quella classe politica che concepisce il mondo dell’iniziativa privata non come uno «Stato di imprenditori», ma come «imprenditoria di Stato», vale a dire un pool di fortunati plutocrati prescelti, in modo simil-putiniano, solo per meriti di obbedienza e fedeltà. E’ quella classe imprenditoriale che antepone la cultura dell’anticamera alla cultura della fabbrica, che preferisce i «salotti» alle «idee», che vuole produrre non per soddisfare la platea dei consumatori, ma per assecondare le direttive dei cacicchi locali. E’ quella schiera di uomini di cultura che lisciano il pelo ai vizi del Mezzogiorno e delle sue élites ricorrendo al solito cliché del benaltrismo (ben altri sono i problemi). Per non parlare poi degli sprechi e di quella «crisi morale» che, nelle parole del Presidente, è all’origine di tutti gli altri mali.
Intendiamoci. Il Nord non è tutto rose e fiori, anche perché ciò che da noi si chiama clientela colà è denominato lobbismo. I cosiddetti Poteri Forti, industriali e corporativi, stanno tutti lì, e sono bravissimi nell’intercettare gli aiuti di Roma. Ma Napolitano ha centrato il punto, sferzando i decisori meridionali: il Sud non può urlare contro le strategie dello Stato centrale che spesso, aggiungiamo noi, tengono conto soprattutto delle richieste del Nord, se non si mette in condizione di camminare da solo. Ormai è diventato grande
da la Gazzetta del Mezzogiorno.
1. Il calo significativo del prezzo dell’olio extravergine, sta determinando una situazione ormai insostenibile per le aziende Olivicole Garganiche e dell’intera Capitanata;
2. i prezzi assolutamente insufficienti per remunerare o semplicemente coprire i costi di raccolta e produzione stanno mettendo in ginocchio la nostra economia e di fatto, ci troviamo al cospetto di una vera e propria speculazione, con inevitabili rischi di esasperazione e di tensioni alimentate da una crisi economica già da tempo in atto. 3. all’uopo, è da evidenziare che gli agricoltori di Ischitella, Carpino e di altre località del Gargano e dell’intera Provincia di Foggia sono scesi in Piazza, con iniziative di mobilitazioni a sostegno della crisi del comparto, con una veemenza ed una determinazione mai vista prima;
4. il nostro Extra vergine di oliva, di qualità molto elevata, necessita un adeguata tutela e maggiori controlli sul mercato da parte delle autorità preposte, per una sempre più chiara trasparenza sul commercio.
5. ulteriori controlli andrebbero fatti alle eccessive importazioni di Olio estero, non mancando di sottolineare che, le multinazionali, le aziende Spagnole e Greche e comunque i grandi importatori usano i nostri marchi per commercializzare il loro olio non di origine italiana, invadendo i nostri mercati con oli di dubbia qualità e provenienza
6. diversi Consigli Comunali, sono stati convocati in seduta straordinaria e urgente per discutere della crisi in atto e cercare di inoltrare proposte concrete al Governo Centrale in merito alle soluzioni da adottare per risolvere tale incresciosa situazione catastrofica per gli agricoltori e per l’economia delle famiglie italiane;
7. sono necessari, pertanto, atti concreti per evitare che di fronte alla gravità della situazione innanzi descritta, si assista all’abbandono delle campagne da parte degli agricoltori e delle loro famiglie ed al trisste ritorno ad una emigrazione di massa delle stesse famiglie nelle regioni del Nord Italia ed all’Estero.
Tutto ciò premesso e considerato, il CONSIGLIO PROVINCIALE, nel manifestare la più ampia solidarietà a sostegno degli olivicoltori della Capitanata, impegna il Presidente della Provincia, l’On. Antonio Pepe, a chiedere al Governo Centrale l’attivazione delle seguenti iniziative:
· liquidazione immediata del premio unico comunitario da parte dell’AGEA;
· attivazione delle misure previste dalla legge 102/2004 sulle calamità naturali; per sostenere le imprese danneggiate dalla prolungata siccità della scorsa stagione estiva e di larga parte di quella autunnale, nonché l’attuazione di un provvedimento straordinario ed urgente per il settore olivicolo e ceraiolo, che preveda la riduzione dei contributi previdenziali assistenziale ed assicurativi e lo slittamento delle scadenze fiscali e creditizie;
· aumento delle dotazioni previste dal Piano irriguo nazionale in favore della Puglia ed in particolare per la Provincia di Foggia per allievare gli annosi problemi di approvvigionamento idrico;
· avvio di un’accurata e seria indagine dell’Antitrast volta ad individuare le distorsione del mercato;
· verifica da parte dell’Antitrast dell’andamento del mercato dei prezzi di produzione dei concimi, degli imballaggi, ecc., che hanno subìto in pochissimo tempo degli aumenti ingiustificati;
· applicazione del decreto del 9 ottobre 2007 in materia di indicazione obbligatoria della provenienza delle olive sull’etichetta di olio vergine ed extravergine di oliva e realizzazione dei relativi controlli nelle diverse fasi della distribuzione;
· adozione di idonee misure finalizzate a monitorare i flussi di olio extravergine di oliva attraverso una comunicazione preventiva agli Organi di controllo in ordine a giacenze e movimentazioni nelle 24 ore;
· istituzione di un tavolo di confronto nazionale, regionale e provinciale con soggetti del mondo della distribuzione per individuare strategie condivise di rilancio del settore;
Foggia 4 dicembre 2008
IL CONSIGLIERE PROVINCIALE
ROCCO RUO
CAPOGRUPPO de “LA CAPITANATA PRIMA DI TUTTO”
Il 5 dicembre il noto giornalista sarà a Foggia dove presenterà i suoi ultimi libri e parteciperà all’incontro a tema "Democrazia e Legalità".
Una full Immersion con Marco Travaglio. E’ quanto previsto a Foggia per il giorno 5 dicembre. La maratona nel capoluogo dauno del popolarissimo giornalista partirà dal Liceo Classico Lanza dove Travaglio presenterà i suoi ultimi tre libri: "Bavaglio" che vede come coautori i giornalisti Marco Lillo e Peter Gomez; "Se li conosci li eviti" anche in questo caso con Gomez come coautore e "Mani Sporche" scritto a sei mani in collaborazione oltre che con Gomez anche con Gianni Barbacetto. Successivamente Travaglio incontrerà il pubblico, a partire dalle 20.30 presso l’Auditorium della Biblioteca Provinciale "Magna Capitana" Il convegno sarà condotto da Enrico Ceccarelli (Foggia & Foggia) e Michele Trecca.
Marco Travaglio è nato a Torino nel 1964. Autore di numerosi libri – inchiesta, ha iniziato la sua carriera di giornalista "Il nostro tempo", storica testata cattolica. Ha lavorato con Indro Montanelli a "Il Giornale" e lo ha seguito quando questi, in rotta con il proprietario Silvio Berlusconi, ha fondato "La Voce". Attualmente Travaglio collabora con la Repubblica, L’Espresso e con la rivista Micromega. Attualmente è alla sua seconda stagione ad Annozero, la trasmissione di approfondimento condotta da Michele Santoro. Negli ultimi anni, grazie alle sue numerose inchiesta. è riuscito ad imporsi al grande pubblico come simbolo del giornalismo libero e della libertà di informazione.
ildiariomontanaro.it
Tutte le mafie utilizzano e alimentano meccanismi di violenza e sopraffazione colpendo spesso i soggetti più deboli e isolati, finanche innocenti…
Ma per vivere esse devono trarre potere dalla complicità e/o dall’omertà dell’altro.
Per questo è necessario e importante scegliere, prendere posizione di fronte a fenomeni che coinvolgono tutti gli aspetti della nostra vita quotidiana: dal lavoro all’economia, dal rispetto delle relazioni interpersonali ai problemi ambientali, dalla sicurezza urbana reale e percepita fino alle dinamiche della politica…
È possibile dire no, è possibile unirsi, anche nella nostra città spesso divisa e indifferente… È possibile sperare in una realtà migliore ed impegnarsi a cominciare da noi stessi.
È un appello per una comunità diversa e migliore, una Foggia che già esiste, lotta ed è contro le mafie.
foggiacontrolemafie.blogspot.com/
Per aderire all’appello scrivi a foggiacontrolemafie@gmail.com specificando nome, cognome, professione e indirizzo e-mail