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cantori di carpino

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Il cantore della musica tradizionale del sud Italia, Antonio Piccininno, compie la veneranda età di 95 anni

Oggi, 18 febbraio 2011 è il compleanno di Zì ‘Ntnonio Piccininno. Il nostro cantore di musica popolare compie la veneranda età di 95 anni, essendo nato il 18 febbraio del lontanissimo 1916. Allo stato attuale si tratta del più anziano testimone della tradizione musicale del sud Italia.

In questo ultimo decennio è stato protagonista, insieme ad altri cantori, delle edizioni estive del Carpino Folk Festival, importante festival di musica popolare del Mediterraneo, spesso concludendo le serate finali delle ultime edizioni con un forte coinvolgimento delle giovani generazioni affascinate dalla sua testimonianza.

Anche se la generalizzata spettacolarizzazione della musica popolare in questi ultimi tempi ha di fatto snaturato il contesto di produzione e di fruizione di tali performances di cultura popolare, trasformando spesso i protagonisti più significativi in vere e proprie star al pari di quelle della musica rock o leggera, non possiamo ignorare il fatto che l’aver preso in prestito tale tipo di performanza  o – diciamo così – tale stile comunicativo ha nello stesso tempo riavvicinato i giovani a forme di cultura popolare fino a pochi anni fa limitate ad una fruizione colta o estremamente ridotta. Cultura e musica popolare per colti: nei fatti è un controsenso poiché il pop non può essere, per definizione, d’élite, o meglio non solo… Tutto sta però nell’interpretare più o meno correttamente tali portati culturali e non svilirli con atteggiamenti superficiali e modaioli, ma questa è un’altra storia, che di certo non appartiene al nostro Zì ‘Ntonio che anche oggi ci ha dato il grande piacere di festeggiarlo e di fargli i nostri auguri di buon compleanno!

Ufficio Stampa
Associazione Culturale Carpino Folk Festival
testo a cura di Amedeo Trezza

Viaggio d’Estate al Carpino Folk Festival 2010 – Intervista ad Antonio Piccininno

Carpino Folk Festival 2010, il programma completo

Dietro le quinte del Carpino Folk Festival

Buon giorno Zi Antò – si gira il film di Aldo di Russo

Gettando uno sguardo tra le memorie culturali del Gargano è impossibile non imbattersi nella tradizione musicale della Tarantella del Gargano in quella versione proposta al pubblico internazionale dai cantori di Carpino che di questa sono stati gli interpreti maggiori.Uno degli elementi specifici di analisi sarà il rapporto che esiste tra la tradizione orale e il genere popolare, rappresentazione di una civiltà ormai estinta, esorcismo e catarsi di ciò che non è più un bisogno e nemmeno un ricordo.Quando Diego Carpitella ed Ernesto De Martino girarono l’Italia del Sud, registrando musiche e documenti da cui nacque la “ Terra del rimorso”, erano gli anni ’50; il sud era ancora povero e fermo ad una cultura dei campi e della pastorizia che faceva sopravvivere convinzioni e tradizioni antiche; l’assenza di una scolarizzazione, specie tra gli adulti, conservava ancora la trasmissione orale della cultura popolare. Esisteva, insomma, la rappresentazione simbolica di quella cultura, di quell’ansia di scongiurare le angosce, le ansie di una esistenza precaria segnata dalla povertà e dalla emarginazione, cioè quelle motivazioni che prima Carpitella e De Martino avevano individuato come genitrici di quei modi di rappresentazione.

A 50 anni di distanza da quelle esperienze e dopo una profonda modificazione socio culturale, oltre ai documenti originali, esistono ancora pochi testimoni oculari e qualche gruppo locale di giovani appassionati continuamente in bilico tra “ricalco”, “revival” ed una terza via interpretativa che privilegi la ricerca dell’anima e delle origini alla fedele riproposizione della rappresentazione. A pensarci bene, sembra che la rappresentazione popolare della Tarantella stia ai giorni nostri un po’ come il dialetto di cui parlava Pasolini nel suo famoso “scritto Corsaro” stava ai suoi e anche ai tempi nostri. La tarantella rappresenta la sovrastruttura e non la struttura della società; la gente, diceva Pasolini, non parla il dialetto perchè il mondo che lo esprimeva non esiste più. Allora per evitare che la tradizione di un popolo diventi solo lo stigma di una arretratezza e non una risorsa culturale, proviamo a mettere in campo un ulteriore punto di vista, quello di un cantastorie che con una macchina da presa entri a raccontare la contemporaneità, non come gesto privato o familiare, ma a nome e per conto di un ente pubblico, il Parco Naturale del Gargano.

Con queste premesse, noi dovremmo restituire un quadro, a temporale, in bianco e nero, in grado di rappresentare continuità e contemporaneità.
Allora, un gruppo di artisti che portino oggi in giro per il mondo quei canti e quelle rappresentazioni, come i Cantori di Carpino fanno oggi, quali emozioni cercano per rimettere in scena ciò che non esiste più? Quali molle emotive, a parte l’amore per la propria terra, fanno scattare per ricostruire quel mondo? Sono domande alle quali mi piacerebbe rispondere. La storia dei cantori è cosa nota specialmente da quando hanno cominciato a calcare le scene nazionali ed internazionali. Meno conosciuti sono gli studi socio-antropologici che ricercano le cause e le origini di quel tipo di rappresentazione: la serenata d’amore o di sdegno, il rapporto tra gli elementi narrativi di un racconto cantato e soprattutto il rapporto con la tradizione contadina e con gli elementi di frustrazione e di disagio che la vita dei campi e della pastorizia generava e che trovavano nel canto, nel ballo e nelle strofe un momento di esorcismo.

Un primo piano interpretativo che mi piacerebbe dare al filmato è considerare i vari aspetti della tarantella come rappresentazioni, nel loro insieme, di parole, musica e danza e, nel loro contesto, di corteggiamento, sfida, iniziazione. Mi rendo conto che questo può far venire meno quell’aspetto di raffinata analisi letteraria e musicale che il libro di Nasuti mette in evidenza, ma il film non è un libro e la possibilità di tenere insieme le cose potrebbe essere già una chiave di lettura.

Parole, musica e danza costituiscono il linguaggio, il testo con cui il contesto veniva rappresentato. Il contesto era fatto di corteggiamento, sfida, iniziazione ad un mondo che, al di là della retorica bucolica, era fatto di fame, di stenti, di disagi e di violenza. Quest’ultima, quasi una costante della vita dei campi, giustificava l’esistenza di un esorcismo teatrale. Quindi i due elementi – testo e contesto – diventano inscindibili, almeno all’interno di un film che a sua volta vuole essere la rappresentazione di entrambe. Si, credo che gli elementi non siano scindibili, nonostante alcune raffinate escursioni intellettuali di grande rilievo, una delle quali quella di Nasuti alla quale ci siamo ispirati, che propone analisi letterarie musicali e socio-antropologiche del fenomeno facendone capitoli separati di un libro.
È naturale che la trasposizione filmica supera la caratteristica della pagina di un libro, fornendo visioni sempre di insieme. Scriveva Diego Carpitella in un saggio sulla storia del cinema: “In cosa consiste il contributo cognitivo del documento cinematografico? Nel documentare cose che la parola e lo scritto non possono costituzionalmente restituire….la parola può descrivere, non documentare”. Poi, con profetica coscienza, come solo un grande intellettuale sa fare, aggiunge: “oggi siamo di fronte ad apparecchiature sofisticate che possono dare documenti pertinenti e coerenti, anche se questa evoluzione tecnologica corrisponde spesso ad una eclisse e una trasformazione delle culture”.
Per questo eviterei una ripresa della rappresentazione come fosse teatro filmato, preferendo la ricostruzione di ciascuna scena.
Ci faranno da guida, ciascuno per la propria caratteristica specifica alcuni testimoni.
Unico ed ultimo superstite è Antonio Piccininno, che racconterà la sua vita come origine del suo canto: l’isolamento sui monti da piccolo e il canto come antidoto alla solitudine. La storia di lui che racconta il “dover imparare a scrivere” ricorda l’origine della scrittura, la negazione di quello che Platone scriveva di Socrate: “Dunque chi crede di poter tramandare un’arte affidandola all’alfabeto e chi a sua volta l’accoglie supponendo che dallo scritto si possa trarre qualcosa di preciso e di permanente, deve esser pieno d’una grande ingenuità, e deve ignorare assolutamente la profezia di Ammone se s’immagina che le parole scritte siano qualcosa di piú [d] del rinfrescare la memoria a chi sa le cose di cui tratta lo scritto”
Il suo canto è la sua vita perchè ne rappresenta in pieno i momenti salienti, i drammi, l’incontro fugace con la sua donna, fatto di un solo sguardo e di una decisione unilaterale, la serenata, e poi il matrimonio. Antonio Piccininno dice che quando non canta gli fa male la testa, e “portare una serenata” è ancora il miglior modo di allietare le serate. Ecco allora che trova in se stesso evasione, impegno, informazione e svago. Le sue melodie, insomma, sono il suo l’equilibrio.

La guida spirituale del nostro viaggio è il Maestro Roberto De Simone, uno dei massimi esperti al mondo di musica popolare e delle connessioni tra questa e la realtà socio-culturale che l’ha di volta in volta generata, fautore di “una musica popolare innovativa che non è di ricalco nè di riproposta”. A partire da una rigorosa ricerca sui documenti originali egli crea una messa in scena del tutto nuova, ma estremamente aderente all’anima della tradizione da cui discende.
L’altra guida sarà il Professore Francesco Nasuti, studioso delle forme letterarie e musicali dei Cantori di Carpino nonchè autore del volume citato da cui abbiamo tratto libera ispirazione per questo filmato.

Scopo del film è anche quello di lasciare una traccia di questa memoria su di un supporto i cui diritti appartengano al pubblico.

 

I Cantori di Carpino stregano anche Torino

Il 94 enne Antonio Piccininno tra i protagonisti del festival di cultura pugliese

Ieri sera a Torino sembrava di stare in Puglia, a Carpino!!

Sono stati i CANTORI di CARPINO a rappresentare il Gargano all’interno della manifestazione TORINO ATTARANTàTA – Primo festival di pizzica e cultura pugliese di Torino, svoltosi nel capoluogo piemontese dal 16 al 21 maggio.

Con la collaborazione dell'Associazione Culturale Carpino Folk Festival, il novantaquattrenne Antonio Piccininno, accompagnato dai giovani componenti del gruppo dei Cantori, è salito sul palco a chiusura della intera manifestazione dopo il gruppo torinese La Paranza del Geco ed il trio pugliese Tradizionale Salentina Dop.
Come ogni serata, Zi' Ntonj col il suo rituale propiziatorio ha esordito con testuali parole "prima che cand vi spieg la canzon" …per catturare abilmente l'orecchio dell'ascoltatore e poi rapirne i sensi.

Con loro non ha voluto mancare l'Assessore regionale pugliese Elena Gentile volata letteralmente per essere sul palco con i Cantori e partecipare ai festeggiamenti dei pugliesi che vivono a Torino.

Alla fine è stata proprio una gran bella festa popolare. Il tempo è stato clemente e Zi' Ntonj, in gran forma, in un'ora di concerto ha saputo trasmettere alla gente che affollava Piazza Umbria tutta la sua energia, facendo ballare tutti al suono delle sue castagnole… insomma anche Turin si è lasciata attarantare!!!!

Il poeta dialettale pugliese Francesco Granatiero che vive a Torino ha voluto trasmetterci la sua emozione.
"Rivedere e ascoltare Piccininno: il garbato movimento delle mani con le nacchere, la dolcissima modulazione della voce, la gustosissima spiegazione in italiano locale, la sua aderente interpretazione parlata, le belle riprese del canto popolare carpinese, il bellissimo e sostenuto intercalare dei toni sempre melodiosi, è stato straordinario. Ieri ho apprezzato anche la bonta dei ritmi e dei suoni, la musica ruspante e, anche, la piacevole spinta innovativa. Tutto bello e in linea con la grande voglia di ballare che ha preso tutti, con una partecipazione davvero straordinaria. Ma il mio Piccininno, chissà se lo vedrò ancora, un maestro che non dimenticherò mai. Avrei voluto che niente disturbasse la sua voce, l'incanto della sua magica presenza, come è stato, per fortuna, con la ninnananna finale, quando gli strumenti hanno in parte ceduto alla dolce nenia".

Il Prossimo appuntamento con Antonio Piccininno è ad agosto alla quindicesima edizione del Carpino Folk Festival.

Testi e materiali per la comunicazione
Antonio Basile
Alessandro Sinigagliese

Ufficio Stampa
Associazione Culturale Carpino Folk Festival
Via Mazzini, 88
71010 Carpino (Fg)
Antonio Basile
info@carpinofolkfestival.com

La vita, un viaggio lungo un treno (con Ferruccio Castronuovo) – Un film di Thierry Gentet

Nel 2007, "Les Chanteurs de Carpino", nel 2010 "La vita, un lungo viaggio in treno" (Documentario 53’) al francese Thierry Gentet piaciono le storie italiane.

Una coproduzione Mira Productions, France 3 Corse / Via Stella Col sostegno di Région Midi-Pyrénées, Centre national du cinéma et de l’image animée, Apulia Film Commission

È il ritratto di Ferruccio Castronuovo, testimone dell'epoca d'oro del cinema italiano negli anni dal 1960 al 1980. Il suo percorso di cineasta gli permise di affiancare i più grandi cineasti italiani del suo tempo, in particolar modo Federico Fellini, con il quale collaborò per più di dodici anni. Ferruccio Castronuovo è la memoria vivente d'un tempo in cui il cinema mediterraneo, attorno all'Italia, imperava sulla settima arte.

L’itinerario, fuori dal comune, di Ferruccio Castronuovo meritava di diventare l’oggetto di un film documentario. A ciò si è dedicato il regista Thierry Gentet con « La vita, un lungo viaggio in treno », un affresco di 52 minuti, sensibile e improntato di poesia.

Ultimato a fine febbraio 2010, il documentario « La vita, un lungo viaggio in treno » è stato trasmesso il 23 marzo scorso su Via Stella/France 3 Corse, in anteprima del programma culturale Orizonti.

Il film, coprodotto da France 3 Corsica, sostenuto dalla Regione Midi-Pyrénées, il Centro nazionale del cinema e dell’immagine animata, nonché l’Apulia Film commission, sarà presentato a Bari, mercoledì 26 maggio, alle ore 18, nella sala cinema del Cineporto di Bari, in presenza del regista e di Ferruccio Castronuovo stesso.

ll primo incontro con Fellini…
Tutto cominciò con una telefonata. Era un venerdí pomeriggio.
Qualcuno mi chiamò per chiedermi: «se sei libero lunedí, vai a Cinecittà. Fellini ti vuole conoscere. Devi lavorare sul Casanova. »
Ho pensato ad uno scherzo: forse il tipo della chiamata sapeva quanto mi piaceva Fellini! Veramente, non ho dormito per tutto il fine settimana.
Il lunedí mattina mi recai a Cinecittà. Mi portarono vicino a Fellini.
Mi guardai attorno.
Fellini mi vide e mi disse: « stai attento, sono io che faccio il film, tu fai il resto! »
Era l’inizio del rapporto con Federico. Avevo una piccola équipe 16 mm. Lavoravo sempre.
Alla fine della prima settimana, Fellini venne a vedere ciò che avevo girato.
Io l’avevo visto butare delle immagini. Non le piacevano.
Mi dissi: se succede una cosa simile per me, è tutto finito.
Invece, guardò le mie immagini e mi chiese: « dove stavi quando hai girato questo? »
Non aveva capito dove stavo, anche perché mi ero nascosto per riprendere. Il mio lavoro gli era piaciuto.
Alla fine si girò verso di me e mi disse: « Ferruccio, da questo momento in poi, sei il solo ammesso sul mio set».

I CANTORI DI CARPINO OSPITI DI TORINO ATTARANTàTA

Saranno i CANTORI DI CARPINO a rappresentare il Gargano all’interno della manifestazione TORINO ATTARANTàTA – Primo festival di pizzica e cultura pugliese di Torino, in programma nel capoluogo piemontese dal 16 al 21 maggio prossimi.

Il novantaquattrenne Antonio Piccininno, accompagnato dai giovani componenti del gruppo dei Cantori, salirà sul palco venerdì 21 maggio a chiusura della intera manifestazione che vedrà ospiti anche il gruppo torinese La Paranza del Geco ed il trio pugliese Tradizionale Salentina Dop. Antonio Piccininno e i Cantori di Carpino, ultimi depositari della tradizione musicale garganica, saranno gli ospiti d'onore di una manifestazione che vuole celebrare le tradizioni musicali e la cultura pugliese.
I Cantori saranno anche protagonisti, subito prima del concerto, di un incontro-seminario di avvicinamento alla tradizione musicale e coreutica del Gargano.

Il festival, la cui direzione artistica è affidata a Simone Campa, è il risultato di una costante e proficua collaborazione tra la Compagnia Artistica LA PARANZA DEL GECO, l’Associazione TORREMAGGIORESE TRE TORRI di Torino, la federazione delle associazioni pugliesi di Torino CASA PUGLIA e, in questa occasione, L’ASSOCIAZIONE CULTURALE CARPINO FOLK FESTIVAL e la REGIONE PUGLIA.
CARPINO, li 16 maggio 2010

Testi e materiali per la comunicazione
Antonio Basile
Alessandro Sinigagliese

Ufficio Stampa
Associazione Culturale Carpino Folk Festival
Via Mazzini, 88
71010 Carpino (Fg)
Antonio Basile
info@carpinofolkfestival.com

I CANTORI DI CARPINO AL FESTIVAL TORINO ATTARANTàTA

PRIMO FESTIVAL DI PIZZICA E CULTURA PUGLIESE DI TORINO
 
Venerdì 21 Maggio 2010 CONCERTO con La Paranza del Geco, Tradizionale Salentina dop e I cantori di Carpino
h. 21.00 Piazza Umbria – Torino – ingresso gratuito
 
Giunto con successo alla quarta edizione, il festival TORINO ATTARANTàTA! è nato dalla forte necessità di creare uno spazio specifico di salvaguardia e valorizzazione della tradizione popolare musicale della regione Puglia, riconosciuta a livello nazionale come patria della pizzica pizzica del Salento , delle tarantelle del Gargano, e della cultura popolare del Sud Italia in generale. Il festival, appositamente organizzato in coincidenza con la Festa di Maria Santissima della Fontana, protettrice di Torre Maggiore (FG), crea uno spazio per vivere queste tradizioni come forte momento di aggregazione sociale e di rivalutazione culturale tramite il contatto diretto del pubblico con le forme di espressione artistica popolare italiane, soprattutto legate alla musica e alla danza.
In piazza Umbria (aiuola Torremaggiore, Via Livorno angolo Corso Umbria), per l’occasione vestita a festa con luminarie e bancarelle di prodotti tipici, il pubblico si troverà proiettato nella gioiosa e calorosa atmosfera di Festa delle piazze del nostro Meridione, la stessa atmosfera genuina che si respira nelle feste patronali e nelle sagre paesane.
Il cartellone della quarta edizione del Festival, propone (venerdì 21 maggio, inizio ore 21.00) una serata di spettacolo con un animato concerto durante il quale si esibiranno musicisti e danzatori de LA PARANZA DEL GECO, la più importante Compagnia Artistica del Nord Italia attiva nella rappresentazione e nella salvaguardia delle tradizioni popolari musicali e coreutiche dell’Italia del Sud, il gruppo TRADIZIONALE SALENTINA DOP, trio nato all’interno della Salentorkestra, formazione che da anni si occupa del recupero e della riproposta del repertorio tradizionale delle province salentine (Lecce, Taranto e Brindisi), ed I CANTORI DI CARPINO, depositari dell’affascinante tarantella caratterizzata dalla sonorità della chitarra battente, tra i quali sarà presenza di rilievo il novantaquattrenne Antonio Piccininno, grande maestro della tarantella di Carpino ed uno dei più anziani portatori di questa tradizione.
In Occasione del Festival, a partire da Domenica 16 maggio, sarà possibile partecipare a workshop di avvicinamento alle tradizioni salentine di canto (Dario Muci), Organetto Diatonico (Massimiliano Morabito), Tamburello salentino (Giancarlo Paglialunga), Pizzica pizzica e Pizzica dell’alto Salento (Davide Ancora).
                 
Il festival TORINO ATTARANTàTA! la cui direzione artistica è affidata a  Simone Campa, è il risultato di una costante e proficua collaborazione tra la Compagnia Artistica LA PARANZA DEL GECO, l’Associazione TORREMAGGIORESE TRE TORRI di Torino, la federazione delle associazioni pugliesi di Torino CASA PUGLIA e, in questa occasione,  L’Associazione Carpino folk Festival e la Regione Puglia che hanno reso possibile la presenza del gruppo I Cantori di Carpino.
                 
Torino ancora una volta è protagonista della voglia di far crescere l’idea, il coinvolgimento e la passione dei giovani per le tradizioni nostrane. Il FESTIVAL TORINO ATTARANTàTA ne è la prova!

Una compilation per sostenere Vendola: oltre al rapper anche Radiodervish, Sud Sound System, Folkabbestia e i Cantori di Carpino

Faccia di fata è il sonetto per Nichi Vendola dei Cantori di Carpino
BARI – Caparezza, Sud Sound System e tanti altre voci pugliesi schierate con Nichi Vendola. Un sostegno che prende, naturalmente, forma di canzone. Alla vigilia della fine della campagna elettorale per l’elezione del presidente della Regione, alcuni tra i più importanti musicisti si riuniscono a sostegno di Vendola con la compilation «Una canzone per Nichi», titolo che sembra parafrasare la Canzone per te di Vasco Rossi. Si tratta di undici brani, disponibili solo su Itunes da domani martedì 23 (costo: 90 centesimi a brano). Il progetto, ideato da «La fabbrica di Nichi» in collaborazione con l’etichetta musicale indipendente Minus Habens, «vuole anche dare un altro esempio – spiegano i promotori – di come musica e politica possano unirsi per diffondere un messaggio di pace, di condivisione e di gioia». La vendita della raccolta servirà a sostenere economicamente la campagna elettorale di Nichi Vendola.

GLI ARTISTI – Oltre al rapper e alla band reggae salentina figurano nella compilation anche Radiodervish, Folkabbestia, City lights, Culure, Sunny Cola Connection featuring Caparezza, U Bepp, U Fabie, Après la classe, Ivan Iusco, Nicola Conte, Gianluca Petrella con Paolo fresu, Pino Minafra, Opa cupa, i Cantori di Carpino.
In vendita solo in rete su itunes: tutti artisti pugliesi

La vendita della raccolta servirà a sostenere economicamente la campagna elettorale di Nichi Vendola.
La track list:
• RADIODERVISH – CITY LIGHTS
• SUD SOUND SYSTEM – CULURE
• SUNNY COLA CONNECTION FEATURING CAPAREZZA/U BEPP/U FABIE – SENDANCÒL
• APRÈS LA CLASSE – LA GRANDE MELA
• FOLKABBESTIA – POTERE ALLA POESIA!
• IVAN IUSCO – L'INFERMIERA
• NICOLA CONTE JAZZ COMBO – WHEN I WISH UPON A STAR
• GIANLUCA PETRELLA FEATURING PAOLO FRESU – INVISIBLE
• PINO MINAFRA – A MARGHERITA
• OPA CUPA – OPA CUPA
• I CANTORI DI CARPINO – FACCIA DI FATA

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