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Monte Sant’Angelo, Normannorum signum

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Sarà restaurata la Tavola raffigurante la Madonna di Siponto e la statua lignea la “Sipontina”

Sponsor la Banca di Credito Cooperativo, cerimonia nella sede della banca alla presenza di sua Eccellenza l’Arcivescovo, Monsignor Michele Castoro.

La Banca di Credito Cooperativo di San Giovanni Rotondo, da sempre attenta alla storia del proprio territorio e all’arte che  lo rende unico, ha deciso di finanziare il restauro della Tavola raffigurante la Madonna di Siponto e della statua lignea detta “Sipontina”, le due opere sono attualmente custodite ed esposte nella Cattedrale di Manfredonia .

Il progetto affidato ad una ditta specializzata sarà seguito direttamente dalla Soprintendenza per i Beni Archeologici della Puglia, che ha già effettuato un primo sopralluogo per verificare lo stato attuale del quadro e della statua lignea per pronosticare l’intervento da effettuare.

Una cerimonia ufficiale, con la presenza del Vescovo Michele Castoro, si è svolta mercoledì 17 marzo presso la sede della banca. Il Presidente, il Consiglio di Amministrazione e il Direttore Generale hanno ufficializzato l’impegno della BCC a finanziare il delicato e importante intervento di restauro. Inoltre il Vescovo è stato nominato socio onorario dell’istituto di credito.

<< Ringrazio la banca per questo importante gesto – ha  dichiarato il Vescovo di  Manfredonia-Vieste-San Giovanni Rotondo nel corso della sua visita- credo che sia il miglior modo per presentarsi alla popolazione di Manfredonia, vista l’imminente apertura di una filiale BCC nella città, sarà un importante biglietto da visita. Quando ero vescovo di Oria avevo un buon rapporto con le vostre consorelle presenti su quel territorio e sono sicuro che ci sarà un ottimo rapporto anche con la BCC di San Giovanni Rotondo>>.

<< La BCC è una banca differente perché aiuta il territorio in cui opera- ha dichiarato nel corso della cerimonia  Matteo Biancofiore Presidente della BCC- per noi  è un gesto di affetto nei confronti della città di Manfredonia e un modo per contribuire a mantenere in buono stato l’immenso patrimonio artistico della provincia di Foggia. Ringrazio il Vescovo per la visita di oggi e per le parole che ha speso per il nostro Istituto>>.

L’icona  di Santa Maria di Siponto è stata dipinta tra la fine del XIII e l’inizio del XIV secolo,anche se una tradizione orale la fa risalire ad una delle tre copie di un’immagine venerata a Costantinopoli, ordinate da San Lorenzo Maiorano all’imperatore Zenone nel VI secolo. Prima di essere trasferita definitivamente nella Cattedrale di Manfredonia il 1973, era collocata nella attuale basilica di Santa Maria di Siponto.  La venerata icona,è stata notevolmente danneggiata da un incendio nel 1872. Quanto possiamo attualmente ammirare, è frutto di pesanti ridipinture che ne hanno stravolto lo schema iconografico originale.

Altrettanto importante è la statua della Sipontina. La pregevole  scultura raffigura una veneratissima immagine della Vergine in trono,  detta la Sipontina o  "Madonna dagli occhi sbarrati". La Vergine, che si presenta seduta in trono, indossa una tunica scura, tendente all'azzurro – violaceo, bordata in oro ai polsi ed è tutta avvolta dal manto di colore rosso. La statua, in cui si ravvisano reminiscenze di natura bizantina e influssi primo gotici dell’Ile de France,  è stata ascritta dagli studiosi alla fine del  XII ed è da sempre considerata la più antica attestazione tra le statue lignee della Vergine  in terra Pugliese.

da sanmarcoinlamis.eu

Svastiche greche a Monte Sant’Angelo

Alcuni mesi fa, noi del Team Archeo – Speleologico ARGOD scoprimmo una nuova Triplice Cinta Sacra sulla facciata anteriore della Chiesa di Santa Maria Maggiore a Monte Sant’Angelo. Per il gruppo si trattò della terza Triplice Cinta scoperta, dopo quella del Castello di Peschici e dell’Abbazia di CàlenaPoco tempo dopo, ad una ulteriore perlustrazione effettuata all’adiacente Tomba di Rotari, Battistero dedicato a San Giovanni, una nuova e sensazionale scoperta: due svastiche incise in un punto poco visibile nel cortile esterno della struttura, vicino alle basi delle quattro colonne di granito. Non svastiche qualsiasi [Fig.1], ma di una ben precisa cultura: Greca!


Fig. 1 Una delle due svastiche greche scoperte nel cortile della Tomba di Rotari.

Ebbene sì, due svastiche di indiscussa tipologia greca [Fig.2] incise in un sito ricco di simbologie rare. 

Fig. 2 Una delle due svastiche greche scoperte nel cortile della Tomba di Rotari.


Lo studio dei simboli percorre strade tortuose e complicate. Strade che spesso sembrano non condividere nulla, ma che inaspettatamente s’intersecano per svelare indizi sconcertanti, da cui poi si dipartono altre strade che alimentano la complessità della ricerca. Il mondo accademico affronta la simbologia con distacco e scetticismo, poiché affetta da troppe variabili, carente di documentazione, viziata da soggettive e variegate interpretazioni, ma soprattutto perché non univocamente identificabile. In pratica, ad oggi, non è stata ancora fondata una giusta metodologia scientifica per lo studio dei simboli.E’ anche vero, però, che la forza di un simbolo sta nel fatto di rivelare non una verità, bensì un concetto, che tanto più si sveste di segretezza tanto più alto è il grado di conoscenza e consapevolezza dello studioso che tenta di decrittarlo. Una conoscenza semplice e diretta, nella sua forma, che riesce a resistere allo scorrere dei secoli molto più di qualsiasi documento scritto, monumento o reperto archeologico, ma che se studiato, contestualizzato e soprattutto capito, riesce a dare una quantità considerevole di informazioni.

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Gargano….Monte Sacro

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Monte Sacro -Gargano from ventura talamo on Vimeo.

Quando Padre Pio ascoltò Vinicio

Fedele deceduta nella grotta di San Michele a Cagnano V.no

«A nome mio, dell’Amministrazione comunale e della città di Cagnano Varano esprimo tutta la vicinanza al dolore che ha colpito la famiglia Colombaro». Parole di grande partecipazione sono state espresse dal sindaco Nicola Tavaglione ai familiari della donna deceduta, a causa di un malore improvviso, mentre visitava la Grotta di San Michele a Cagnano Varano. La donna, Angiolina Colombaro, 57 anni, era originaria di San Salvo in provincia di Chieti. Durante il recente ricovero presso Casa Sollievo della Sofferenza aveva più volte sentito parlare dell’antica Sacra Spelonca cagnanese e così in compagnia del marito aveva deciso di visitarla. Mentre era in preghiera, davanti all’altare, ha avuto un malore; allertato prontamente il 118, il personale sanitario accorso sul posto ha cercato di rianimarla, anche con l’aiuto di un defibrillatore, ma ogni tentativo è risultato vano. «Si è trattata di una tragica fatalità che ha colpito tutti noi – afferma ancora il sindaco Tavaglione – Abbiamo dato la nostra piena disponibilità ai familiari della donna. I nostri uffici e il nostro personale si sono messi a completa disposizione per venire incontro alle esigenze del caso e alle richieste dei familiari. In questo senso voglio ringraziare i carabinieri, i vigili urbani, il personale comunale e sanitario per la professionalità e la sensibilità dimostrata in un contesto tragico come quello avvenuto nella Grotta di S. Michele».

Kàlena, l’abbazia che vive di promesse

Da 12 anni si parla del recupero della storica struttura.Per Kalena, l’abbazia benedettina ubicata nella piana di Peschici, da anni diventata simbolo di abbandono del patrimonio artistico-culturale del Gargano, si potrebbero aprire nuove possibilità per il suo recupero. Dopo tante promesse, sembra infatti farsi concreta la possibilità del recupero della struttura grazie all’iniziativa dell’Amministrazione Provinciale che intende inserire nel piano strategico «Capitanata 2020» la candidatura dell’abbazia.

«Il recupero e la riqualificazione di Santa Maria di Kàlena devono tornare ad essere una priorità per il sistema delle istituzioni della Provincia di Foggia. La sua storia e le sue caratteristiche ne fanno una ricchezza straordinaria del nostro territorio, che oggi necessita di una piena valorizzazione»: è la promessa dell’assessore provinciale alla pianificazione strategica, Leonardo Di Gioia, che ha parlato della disponibilità della Provincia di sostenere la candidatura al finanziamento degli interventi di sistemazione dell’abbazia peschiciana. Il sindaco del centro garganico, Domenico Vecera, ha salutato positivamente la proposta dell’amministrazione provinciale, sempre che le promesse siano seguite dai fatti. «Si avvierebbe un nuovo percorso» dice Vecera «per restituire a Kalena la dignità che merita per la sua storia e per quanto ha rappresentato (e rappresenta) per il Gargano e la stessa Capitanata». Sono sempre più numerose le testimonianze di chi crede che non bisogna lasciare nulla di intentato per salvare la secolare abbazia. Si allarga il cerchio del consenso anche se, al di là della promessa della Provincia, restano per il momento soltanto delle sensibilità apprezzabili, finora insufficenti a risolvere il problema: non si tratta soltanto di recuperare una struttura storica ma anche di non offendere il sentimento comune di un intero territorio.
Da dodici anni il recupero di Kalena – a parole – è diventato una delle priorità sia dell’Amministrazione Comunale sia di quella Provinciale. Tutto ciò grazie al centro studi «Giuseppe Martella», fondato nel 1997 che si batte per il recupero dell’antica abbazia benedettina, un monumento del 1023, testimonianza di rilievo della cultura di Capitanata e del Sud Italia. Numerose le adesioni alla petizione «Pro Kàlena», promosse dal centro <<Martella>>: duemila firme furono raccolte in poche settimane, la sensibilizzazione raggiunse una dimensione nazionale.Fe12002 si svolse il primo convegno nazionale su Kàlena con la partecipazione di storici di fama nazionale, della Soprindenza regionale e politi scorso anno arrivò il sigillo del consiglio comunale di Peschici sull’accordo tra Amministrazione Comunale e i proprietari complesso monastico di Kàlena anche se con non poche perplessità. Uno dei punti più controversi riguarda infatti la durata della convenzione: 40 anni. Accordo completo invece sulla piena disponibilità delle due chiese, entrambe ridotte in uno stato completo di abbandono; possibile inoltre, d’intesa con i proprietari utilizzare il cosiddetto giardino della struttura.

Il quadro di Sant’Anna

Ancora un post sulla Chiesa di Sant’Anna,questa volta focalizziamo l’attenzione sul quadro,rubato negli anni ’60.Ancora una volta chiediamo una risposta dall’amministrazione pubblica.Perchè non si fa nulla per salvare il destino di questa chiesa?

Oppure vogliamo aspettare che diventi come la Santa Croce prima di restaurarla?

Foto di Pierluigi Pelusi

Conoscete veramente Carpino?

Conoscete veramente Carpino? Conoscete tutte le sue Chiese esistenti (alcune ancora per poco) oggi (un tempo erano molte di più)? San Cirillo, San Nicola di Mira, la Santa Croce, Sant’Anna, San Giorgio (che non tutti conoscono)…ma questa che vedete in foto chi la conosce?

Come potete vedere è stato sottratta la cornice, sicuramente di un certo valore artistico, dell’ingresso…e non solo quella.

L’altare, le campane, le statue……non è rimasto nulla

La chiesa di Santa Barbara a Rodi Garganico,Ordine dei Cavalieri di Malta e la simbologia

Ecco il simbolo misterioso

 Questo è un simbolo dell’ordine dei Cavalieri di Malta

Mentre il porto di Rodi decolla questa Chiesa (la più antica di Rodi Garganico) viene lasciata all’incuria

Un affresco interessante,sembrerebbe descrivere un miracolo

La sua esistenza è attestata già in un documento del 1091 come dipendenza dell’abbazia di Benevento. Più tardi, fu data in commenda ai Cavalieri di Malta,un ordine ospedaliero benedettino intorno alla prima metà del XI secolo a Gerusalemme e divenuto,in seguito alla prima crociata,un ordine religioso cavalleresco cristiano dotato di un proprio statuto a cui fu affidata la cura e la difesa dei pellegrini diretti in Terra Santa.In
seguito l’Ordine si rifugiò brevemente a Cipro e poi a Rodi(non Rodi Garganico), su cui estese la propria sovranità, e successivamente a Malta con lo stato di Vassallo del re di Sicilia. I cavalieri di Malta ricoprirono un’importante ruolo nel piccolo centro garganico scacciando la pirateria che minacciava le attività commerciale di Rodi nel XVI secolo.Nel 1645 la Chiesa fu restaurata ed arricchita di un prezioso quadro su tela raffigurante Santa Barbara. (continua qui)

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Testo e foto di Domenico Sergio Antonacci

 

 

Rodi Garganico:la Chiesa di Santa Barbara sta crollando

Rodi Garganico. Su segnalazione della professoressa Teresa Maria Rauzino mi dirigo verso la zona Santa Barbara di Rodi G.co dove c’è la chiesa omonima. Situata fuori le mura del paese, è la più antica in assoluto. La sua esistenza è attestata già in un documento del 1091 come dipendenza dell’abbazia di Benevento. Più tardi, fu data in commenda ai Cavalieri di Malta,un ordine ospedaliero benedettino intorno alla prima metà del XI secolo a Gerusalemme e divenuto,in seguito alla prima crociata,un ordine religioso cavalleresco cristiano dotato di un proprio statuto a cui fu affidata la cura e la difesa dei pellegrini diretti in Terra Santa.In
seguito l’Ordine si rifugiò brevemente a Cipro e poi a Rodi(non Rodi Garganico), su cui estese la propria sovranità, e successivamente a Malta con lo stato di Vassallo del re di Sicilia.
I cavalieri di Malta ricoprirono un’importante ruolo nel piccolo centro garganico scacciando la pirateria che minacciava le attività commerciale di Rodi nel XVI secolo.
Nel 1645 la Chiesa fu restaurata ed arricchita di un prezioso quadro su tela raffigurante Santa Barbara.

Nell’indifferenza generale (della gente e delle istituzioni) la parte sinistra della facciata della piccola chiesa è crollata compromettendone la solidità strutturale (già precaria).Il culto di Santa Barbara è un culto consolidato sul Gargano e ciò è denotabile dalla presenza (attuale o passata) in quasi ogni paese garganico di edifici sacri consacrati alla Santa protettrice contro i fulmini e le morti improvvise e violente .

Domenico S. Antonacci

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