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Carpino degli anni sessanta raccontato da Francesco Rosso

GARGANO MAGICO

Quando, finita la sconvolta discesa di Cagnano, si aggredisce il rettilineo lanciato attraverso la vasta pianura, l’occhio è attento solo all’asfalto che sfila sotto le ruote e, ingannato dall’uniforme piattezza che nasconde persino il lago, trascura Carpino, alto sul pinnacolo di una collina, mezzo nascosto dal movimentato scenario della stretta valle tagliata come una ferita nelle pietrose profondità garganiche.

Carpino è la risultante di una gara tra fantasie anarchiche, un gioco urbanistico realizzato senza regole che alla fine, benché ciò non rientrasse nelle previsioni, ha trovato una perfetta, compiutissima unità. Veduto dalla strada statale, sembra una bizzarra costruzione cubista eretta da bambini fantasiosi con dadi variamente colorati. Si potrebbe pensare ad un villaggio di nani, costruito sulla loro misura; eppure gli uomini che lavorano nei campi sono di taglia atletica, nerboruti, bisognosi di spazio anche quando crollano per il riposo.

Infatti, di mano in mano che si sale il colle in cima al quale è arroccato il paese, le prospettive di Carpino si definiscono. Il cilindro giallo che si vedeva in lontananza è il breve torrione di un castello ora trasformato in caravanserraglio per non so quanti nuclei familiari, i cubi azzurri, gialli, bianchi sono case tutte quadrate e uguali, con terrazze, balconi, altane a livelli diseguali che si rincorrono in aeree scalinate verso il cielo.

Le strette viuzze sembrano fenditure d’ombra nella gaiezza policroma delle abitazioni e ci si arrampica con le capre camminando sotto cascate di gerani che traboccano dalle terrazze, dai davanzali di aeree finestre raggentilite da cornici di lineare eleganza, da panciuti, spagnoleschi balconi in ferro battuto. Quale immaginoso architetto ha elaborato le improvvise scenografie delle ardite scalinate, le quinte policrome di case disposte con capricciosa asimmetria per limitare la vastità del paesaggio spalancato sulla valle, chiudere nel cerchio di raccolta intimità il villaggio battuto dai venti garganici?

Contadini analfabeti, e muratori altrettanto analfabeti furono gli ignari artefici del miracolo urbanistico; le cornici essenziali che chiudono le finestre, le porte ad arco sulle facciate disadorne, l’aggetto dei terrazzi su povere case, rivelano una civiltà del gusto certo non imparata a scuola, ma dall’armonia del paesaggio in cui questa gente vive, svariante fra montagna, pianura, lago e mare. E sono ancora contadini analfabeti ad ornare con festose ghirlande di gialle pannocchie, di peperoni scarlatti, disposte con inconscio gusto della decorazione, le facciate delle case esposte al sole, a chiudere con dorati fondali di granturco i vani terminali di stradette aperte sulla vallata.

Carpino gode immeritata fama di paese insicuro. Gliela procurò un libro, tradotto in film, che ha denigrato l’intero Gargano. Il signor Roger Vailland, quando, venne in vacanza da queste parti, raccolse come autentiche ed attualissime antiche vicende sepolte da secoli. Gli uomini che siedono al rezzo sulla quadrata piazzetta dominata dalla chiesa, limitata e definita come un palcoscenico su cui la domenica sì recita la piccola sagra delle modeste vanità locali, sono diversissimi da quelli che lo scrittore francese ha abbozzato nel romanzo « La legge », divulgato poi dal film omonimo.

Nelle ore che precedono il tramonto, quando l’aria estenuata dalla calura sfiora con le prime folate fresche i tetti delle case, i carpinesi si riuniscono in piazza, quelli che non lavorano, s’intende, perché gli altri tornano dai campi a notte piena. Il campionario è completo, tutte le classi sociali del paese sono rappresentate. C’è il ricco possidente, ma senza la iattanza del feudatario; c’è il professionista, ma senza la boria del colto fra gli analfabeti; c’è il maresciallo dei carabinieri, ma non la intimidatrice autorevolezza dell’autorità costituita; c’è il manovale povero e analfabeta, ma senza la falsa umiltà del debole angariato.

Formano una comunità ben definita, non afflitta da stridenti ingiustizie sociali. Anche il ricco, quando vi indicano le sue proprietà, risulta un ben povero nababbo; i suoi poderi sono distese di pietra su cui si affannano le capre in cerca di pascolo. Però, il signor Vailland era determinato a scrivere un romanzo ad effetto sull’Italia Meridionale, e poiché altri filoni erano già troppo sfruttati, si rivolse al Gargano, ancora poco noto alle platee avide di sensazioni forti.

Un vecchio feudatario sensuale, cinico, sterminatore di vergini, spietato sfruttatore di plebi sottomesse gli andava bene per un romanzo a tinte fosche impostato sulle differenze sociali nell’Italia Meridionale. Non si può negare che condizioni simili esistano nel Sud non nel Gargano, dove il ricco autentico non esiste. Sovente la ricchezza è più stracciona della povertà, per cui è difficile distinguere l’aristocratico dal manovale. Eppure, nel romanzo dello scrittore francese non c’è un personaggio pulito; prostitute, ruffiani, pervertiti, aguzzini si rincorrono in lubrico carosello nel perfetto scenario garganico ruotando attorno al tema di un vecchio gioco ormai in disuso, appunto « La legge ».

E’ un vecchio, abusato cliché cui ci ha abituati la letteratura sull’Italia Meridionale, ma il Gargano non può entrare nel gusto di scrittori criminal-folcloristici proprio perché nella sua storia non ci sono tradizione fosche. La gente è pacifica, di indole mite, forse un po’ pigra, aliena dalla violenza e dal delitto. Sono uomini di scorza ruvida, spinosi come i giganteschi fichi d’india che crescono nella pianura spalancata verso il lago, forse inclini a mettere le mani su piccole cose che non gli appartengono; capre, giumente, muli sorpresi liberi nel pascolo. Dopo averli conosciuti, si comprende che sarebbero generosi, ospitali, se lo potessero. Non potendo offrire altro, diventano amici di chi li avvicina, persino fastidiosi nelle manifestazioni di eccessiva cordialità non sempre disinteressata.

Bellissimo e scenografico, Carpino è forse il villaggio più povero del Gargano, con poca terra da coltivare, assai lontano, nella pianura sconfinante col lago di Varano, con greggi di capre sparse a brucare la scarsa erba sui petrosi pascoli della montagna. Se gli uomini fossero nati inclini alla violenza, nessuno se ne sarebbe stupito; l’ambiente e le condizioni in cui vivono li avrebbero giustificati.

Invece, come tutti i garganici, sono duri solo in apparenza, subito sciolti con coloro che cercano di comprenderli.

Giocano ancora alla « Legge »? Sì, giocano ancora, ma non nei modi con cui li ha descritti Roger Vailland. Si riuniscono in cinque o sei nell’osteria, ordinano alcune bottiglie di vino, o di birra, ed incominciano a puntare con le dita, chiusi in un cerchio di complicità impenetrabile. Si direbbe che congiurino, e giocano soltanto una specie di morra per eleggere il capo, colui che detterà legge. Egli ha il diritto insindacabile di far bere il vino, o la birra a chi vuole lui, mentre tutti gli altri pagano.

Una sola seduta mi convinse che « la legge » è un gioco noioso per chi, come me, non sa penetrare nell’atmosfera di mistero che i giocatori creano, senza comprendere che quel gioco può essere, per alcuni, l’occasione di bevute gargantuesche quasi gratuite. Inoltre, c’è il piacere della beffa, il sorriso agro degli esclusi, la gioia di risate irrefrenabili quando qualcuno si ribella alla « legge ». E’ un gioco molto diffuso nel Meridione, chiamato talvolta passatella, talvolta tocco, talvolta legge.

Un tempo, chi era eletto capo della piccola assemblea di bevitori, aveva il diritto di offrire il bicchiere a chi voleva, ma anche di processarlo dicendogli tutto ciò che pensava di lui, di sua moglie, dei suoi figli, delle sue sorelle, salvato dall’immunità che gli derivava dalla sua condizione di capo. Accuse di furto, adulterio, violenza carnale, pecoraggine erano pronunciate a mezza voce nel fumoso stanzone dell’osteria: cadevano come macigni sull’accusato cui il vino ricevuto dono si trasformava in fiele. Ma nessuno osava ribellarsi, quella era la legge.

Ciò accadeva un secolo addietro, anche i più anziani ne ricordano le movimentate notti invernali trascorse nel gioco della « legge », trasformatosi ora in modesto antagonismo bibitorio. Sempre più raramente, distratti da altri intere (il cinema, la televisione, una certa facilità di amoreggi con le ragazze), si seggono attorno al tavolo, eleggono il capo e attendono la designazione col pomo d’adamo che gli guizza sotto la pelle del collo, tutti in succhio nella speranza di bere quasi gratuitamente alcuni bicchieri di vino.

La sera quando gli uomini tornano dal lavoro nei campi, il palcoscenico della piazzetta si anima d’improvviso. Seduti sui bassi scranni, gli anziani che hanno trascorso le ore in silenzio, cacciando con pigre mani la molestia aggressiva delle mosche, si risvegliano dal letargo per commentare la vita di tutti coloro che sfilano sotto i loro occhi distratti, uomini di pelle scura, conciata e arrostita dal sole, gli sguardi allucinati dal lungo riverbero luminoso, la schiena stroncata dalla fatica della mietitura.

Nelle ore torride della canicola Carpino sembra un paese ubbriaco di luce, un paese stordito dalla vampa, reazioni con le viuzze deserte e la piazza devastata dal spietato. Sono le ore che preferisco in questo fantasioso villaggio, mi eccita il pensiero di camminare sul sonno della gente abbandonata alla siesta, fra le galline che chiocciolano razzolando fra la spazzatura della strada, fra gli asini legati al muro e con le frange inerti a sfiorare il suolo.

Tutto è immobile nella luce arroventata, il silenzio è profondissimo, il ronzìo delle mosche instancabili rimbomba con fragore. Da un’altana, dal terrazzo di uno scoglio, l’occhio ha tutto l’orizzonte per sé, domina la dilagante pianura gonfia di umori caldi. Dal torrioncino di pietra gialla del castello, su cui sventola l’afflitto pavese di povera biancheria intima stesa ad asciugare, il lago di Varano appare come sommerso dalla cateratta di luce che crolla dal cielo sterile.

L’acqua si stempera in tonalità grigio-azzurre, diversificandosi dall’Adriatico non per il sottile istmo di sabbia gialla ma per il variare dei colori; verde fondo il mare, grigio spento il lago.

Tra i campi gialli di stoppie, le cicale si eccitano stridendo con frenesia monotona, ubbriache di sole. Splendono i pomidoro come vampe nell’aria infuocata; sulle pale immense dei fichi d’india, un freddo metallico che non dà ristoro all’occhio abbacinato, gonfiano i frutti spinosi, grossi, polposi, dolcissimi.

Folgorato dal sole, Carpino attende il brivido delle prime ombre serali per ridestarsi; allora il «Caffè Vittoria» e la piazza incominciano a popolarsi per i quotidiani, pigri pettegolezzi, cui il cantilenante dialetto toglie ogni asprezza.

Dopo tanto sole, non si ha più l’energia necessaria alla cattiveria autentica; gli antagonismi, le avversioni, si esauriscono in placata maldicenza, tutti hanno coscienza di essere simili agli altri nei difetti e nelle qualità, di condividere un destino poco benevolo che tutti eguaglia.

Carpino è un paese bellissimo e malinconico. Qui nessuno canta, nemmeno le donne che al tramonto, strette nell’ombra avara delle case basse, rammendano panni lavati e rattoppati fino allo spasimo. L’esistenza non è gioconda per questi uomini, persino le cantilene per addormentare i bambini sembrano tramate di pianto; echeggiano la tristezza congenita di questa gente che ha come scenario il fantasioso villaggio arroccato sul pinnacolo di una collina battuta dal vento e folgorata dal sole.

Sono nenie che parlano di morte già vicino alla culla, una preparazione all’esistenza dura, quasi disumana, da incominciare subito; coloro che sono appena giunti devono abituarsi presto alla realtà della fatica tremenda cui, per sopravvivere, saranno dannati nel paesaggio di struggente seduzione, ma ostile all’uomo.

Il Gargano in Bus verso il Carpino Folk Festival

 Dal 13 luglio al 31 agosto e quindi in coicidenza col Carpino Folk Festival, i turisti che sceglieranno il Gargano potranno lasciare a casa la propria auto e spostarsi, dalle 18.30 alle 3.00 del mattino, con gli autobus delle Ferrovie del Gargano alla tariffa promozionale di 1 euro.

L’iniziativa "Gargano in bus voluta dall’assessorato provinciale ai trasporti, si ripete dopo il successo dell’anno scorso che, nonostante il periodo più breve e le tratte ridotte, ha fatto registrare in un mese 13mila presenze. Quest’anno il servizio aggiungerà al vecchio percorso Pugnochiuso, Baia dei Campi, Vieste, Peschici, anche il Mattinata-Vieste con fermate a Mattinatella, Baia delle Zagare e Vignanotica; e il Peschici-Vico del Gargano che toccherà anche San Menaio.

L’iniziativa è stata inserita nel programma "Città Aperte 2008" e per questo consentirà ai turisti di vivere gli eventi più importanti del Gargano con collegamenti con Monte Sant’Angelo dove si terrà il FestAmbiente Sud, con Vico del Gargano per il Teatro Civile Festival e con Carpino per il Carpino Folk Festival dall’1 al 9 agosto (partenza da Vieste alle 19.15, Peschici, San Menaio e Rodi Garganico fermate intermedie e arrivo a Carpino con relativo viaggio di ritorno).

Le Ferrovie del Gargano, di concerto con il Cotrap (consorzio trasporti aziende pugliesi) hanno pensato ad una tariffa promozionale di 1 euro.

I biglietti si potranno acquistare presso tutte le località servite oltre che in tutti i punti vendita Ferrovie del Gargano. Gli autobus che viaggeranno sono da 50 posti e dotati di aria condizionata.

Per informazioni è possibile chiamare Ferrovie del Gargano al numero di telefono 0881-725188

L’avevamo proposto lo scorso anno, quest’anno la nostra iniziativa si concretizza grazie a Nicola Vascello.

Apre “albergo diffuso” per lavoratori immigrati a Foggia. Soddisfazione Gentile

L’assessore alla Solidarietà, Elena Gentile, ha rilasciato la seguente dichiarazione sull’apertura dell’”albergo diffuso” per lavoratori immigrati a Foggia. “Dopo che finalmente sono stati superati gli ostacoli amministrativi, parte una delle più importanti sperimentazioni in tema di immigrazione dell’intero Paese, fortemente voluta dal Presidente Vendola e realizzata anche grazie al sostegno dell’assessore al Lavoro prof. Marco Barbieri. I lavoratori immigrati presenti sul territorio per la stagione di raccolta del pomodoro troveranno nell’”albergo diffuso” di Foggia la possibilità di vivere con dignità l’esperienza di lavoro e di vita in terra di Capitanata. Accoglienza quindi, ma anche la possibilità di imparare la lingua italiana, gli usi e i costumi della nostra gente: diritti, ma anche doveri”. “Esprimo dunque – prosegue la Gentile – la mia soddisfazione per l’apertura del centro, sicura di interpretare i sentimenti della stragrande maggioranza dei cittadini di Foggia e dell’intera Capitanata, da sempre vocati all’impegno umanitario e solidaristico. Ringrazio l’amministrazione comunale di Foggia e in particolar modo l’assessore Paolo De Vito che ha concluso brillantemente il lavoro del suo predecessore Lino Del Carmine, lo staff tecnico del Comune di Foggia e della Asl. Un ringraziamento va anche al commissario della Asl Foggia, Troiano e al direttore dell’Arpa, Assennato”. Questo risultato – conclude l’assessore – si incastona efficacemente nel percorso avviato dalla giunta regionale di riscrittura delle norme che delineano con forza il diritto di tutti e di tutte a realizzare i loro progetti di vita, oggi ancora di più mentre il Consiglio regionale si appresta a discutere per l’approvazione la nuova legge sull’immigrazione”.
L’Assessore Elena Gentile, merita il nostro "Chi lavora per il Gargano"

Turismo Gargano, Vascello: una rondine non fa primavera, ma l’estate sarà boom

Su 26 strutture monitorate dall’Apt di Foggia sui territori di Vieste. Mattinata, Peschici e Monte Sant’Angelo, ben 17 hanno registrato l’overbooking (tutto esaurito), 4 avevano il 90% delle stanze occupate, 1 l’80%, 2 il 60% e 1 addirittura un + 20% rispetto alla stagione estiva 2007".

Snocciola con felicità i numeri record del ponte del 2 giugno sul Gargano, Nicola Vascello, neo assessore provinciale al turismo e commissario dell’Apt di Foggia. L’esamina dei numeri fa prendere corpo ad un boom turistico di gigantesche proporzioni. "Il bilancio è certamente ottimo – dichiara Vascello a l’Attacco – A dire la verità, e non per essere banale, io me l’aspettavo questo tsunami di positività sul Gargano.
Certo una rondine non fa primavera, ma l’esperienza insegna che da sempre i ponti del 1 maggio e del 2 giugno sono termometri e test attendibilissimi della stagione estiva". Gli operatori turistici ovviamente sono felici di tali risultati, e anche Vascello scaccia le ultime paure per una stagione da flop. "Credo proprio che ci attende una stagione ricca di soddisfazioni. La Puglia ormai è una regione che fa tendenza nel mondo del turismo, una moda per tutti coloro che si confrontano con il mercato delle vacanzesottolinea Vascello -. Finalmente raccogliamo i risultati di un alacre lavoro di promozione intrapreso dall’assessorato regionale al turismo, che ha risollevato le sorti di questo settore dopo anni bui e d’indolenza.
L’assessore Ostillio, assieme a tutti coloro che fanno parte del sistema turismo, ha fatto e sta facendo davvero un lavoro impeccabile- aggiunge- Ciò che davvero bisogna capire, è che il modo di viaggiare è cambiato rispetto al passato. Adesso non si prenota più la vacanza con largo anticipo, ma la fa da padrona il last minute per due ragioni: una è certamente la convenienza che si trova nelle offerte; l’altra è che il turista si orientato a fare proprie scelte anche in base alle condizioni meteo della meta da scegliere".
Ma questi buoni risultati non fermano l’azione di rilancio d’immagine del Gargano, anzi spinge gli attori principali del sistema turistico locale e provinciale ad intensificare gli sforzi. "In tal senso già siamo pronti a sfornare un paio d’iniziative- asserisce Vascello- Il 20 giugno ad Orsara di Puglia ci sarà la presentazione del FFSS (Five Festival Sud System), con un evento che vedrà protagonisti giornalisti e tour operator nazionali, ai quali oltre al calendario delle singole manifestazioni, saranno presentati i relativi pacchetti viaggi.

Altra iniziativa importante è la terza edizione di `Città aperte’, dove renderemo fruibili turisticamente diversi siti storici ed archeologici, difficilmente visitabili. L’Abbazia di San Leonardo in Lama Volara, l’Abbazia di Pulsano, la Grotta di San Michele Arcangelo, l’Abbazia di Santa Maria di Siponto, il centro storico di Pietra Montecorvino, la Necropoli della Salata di Vieste, la Chiesa di Sant’Elia a Peschici, sono alcune delle mete del vasto circuito che coinvolgeranno attivamente i visitatori".

La promozione turistica varcherà anche i confini locali. "Nel giro di qualche giorno -conferma l’assessore – partirà l’intensa campagna pubblicitaria pensata per il Gargano. Sul sito web dell’importante quotidiano Repubblica.it (con maggior rilievo nelle sezioni di Milano, Roma e Napoli) saranno ben visibili i pacchetti per soggiornare in Capitanata in occasione degli eventi di FFSS.

Inoltre una massiccia campagna di promozione a 360° del Gargano è già partita sulle riviste specializzate, e a breve sarà presente anche sull’ importante inserto `Il venerdì di Repubblica’(4 uscíte)- conclude.
Però prima dell’estate vorrei riunire di nuovo il forum del turismo di Capitanata, per dare il via a quell’azione di cabina di regia che tanto manca al nostro territorio.
La mia idea è quella di creare due brand: quello del Gargano e quello dei Monti Dauni, che avranno una propria identità ed indigenza, ma che avranno diversi punti di contatto, in quanto certamente il Promontorio può fare da traino".

Matteo PALUMBO – l’Attacco 

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