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LA MAGICA FESTA DELLA TARANTELLA DEL GARGANO NEL LI ZITE ‘NGALERA

Il mese scorso Roberto De Simone ha compiuto 90 anni e molti sono stati gli attestati di stima e di auguri apparsi sui giornali e sui social. Ce n’è uno che ha tratto la mia curiosità, quello del Teatro delle arti visive che ha pubblicato un brano di un opera famosa nel 700 che il maestro rimise in scena nel 1979. Dalle movenze dei personaggi con l’audio disattivato mi accorgo che c’è qualcosa di familiare e il pensiero va subito alle riprese del Piccolo Teatro di Milano e allo spettacolo «Sentite buona gente» di Roberto Leydi del 1966.
Questo brano tratto da Li Zite ‘Ngalera che De Simone fece nel Maggio Musicale Fiorentino del 1979 risulta emblematico per la poetica del maestro. Ci troviamo in una notte del carnevale (che nell’opera viene solo menzionata) De Simone, da esperto drammaturgo la mette in scena. Gli occorreva, intanto un pretesto musicale per realizzare questo carnevale. Nell’opera vi è una scena fra Rapisto (Virgilio Villani) e Ciccariello (Maurizio Paolillo) travestito che in questo duetto accennano appunto al carnevale. Il duetto è scritto su un tempo di sei ottavi (tipico della tradizione popolare campana) quindi il maestro ne recepisce la frase finale, cioè la conclusione del duetto e con questa frase ne sviluppa con un basso articolato sulle armonie della Tarantella del Gargano, cantata dall’eclettico Pino de Vittorio, una magica festa. Con grande coerenza compositiva il testo di questa “Tarantella” è il: Vurria addeventare suricillo, canzone famosa edita dalla NCCP che sia Bernardo Saddumene(librettista) che Leonardo Vinci(compositore) lo estrapolano dalla tradizione popolare aprendo con questa l’opera. Insomma De Simone da esperto arrangiatore inventa una scena ed un canto rimescolando testo e musica della stessa opera. Interessante la sovrapposizione della cantante lirica, che in tal modo, esplica il concetto di TEATRO TOTALE insita nella poetica desimoniana(quella del primo periodo dell’artista) in cui il teatro diventa un luogo dell’immaginario, dell’onirico, immerso in un mondo dell‘illusione (il cu termine è composto de In-Ludere: volgere in gioco cit. M. Niola) per un GIOCO SUPREMO quale IL TEATRO. (F.Cutolo)

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