“Ogni volta che con il furgone passavamo vicino al profilo maestoso del promontorio garganico scattava un battibecco amichevole, uno sfottò, perché Rocco Draicchio, detto nel gruppo “Il Presidente”, parlava della sua visione di un grande evento da fare a Carpino che portasse il mondo a conoscere la bellezza del suo patrimonio musicale.”
Inizia cosi un lungo post sugli arbori del Carpino Folk Festival pubblicato il 3.3.2020 da Michele Lobaccaro, musicista compositore, fondatore e autore del gruppo degli Al Darawish e poi dei Radiodervish.
“In quegli anni, tra noi Al Darawish, Rocco era quello che aveva una visione, diciamo così, più imprenditoriale della musica. Infatti, oltre a suonare nel gruppo le percussioni, teneva molto a cuore gli aspetti organizzativi, i contatti con i promoter, la gestione della cassa e, soprattutto, l’ideazione di un festival che valorizzasse la ricchezza culturale del suo Gargano.
E spesso parlava di quell’album dei Musicanova “Garofano d’ammore” che aveva attinto a piene mani dal repertorio garganico senza che, però, rimanesse tra la gente del Gargano la consapevolezza del tesoro che essi si trovano a custodire.
In quegli anni a Carpino erano ancora vivi i cantori che incarnavano la tradizione e Rocco ci portò più volte a Carpino per conoscere questi “Omero” del canto garganico per farci innamorare di quella realtà ed aiutarlo a creare un movimento che portasse alla creazione del Carpino Folk Festival. in questo senso prendemmo parte a delle edizioni zero del festival ma centrale fu la sua intuizione di ripatire da dove si era interrotto il discorso di ricerca portato avanti da diversi musicologi e musicisti dagli anni 60 fino agli anni 80.
Fu per questo che cominciammo da Eugenio Bennato e lo andammo a trovare direttamente a casa sua a Napoli in occasione di un nostro concerto partenopeo.
Arrivati nella casa Rocco espose la sua idea di un festival che iniziasse proprio con il ritorno di Eugenio Bennato a Carpino per riallacciare i fili di un percorso che si era interrotto e che ora, dopo quasi vent’anni di inabissamento, avrebbe potuto contribuire a riaccendere l’interesse per la musica popolare del sud Italia.
Un sottile rivolo di questa tradizione fu comunque tenuto vivo nelle feste degli studenti fuori sede che venivano a Bari dal Salento, dal Gargano, dalla Calabria e dalla Basilicata. Ci si scambiava canti e si teneva in piedi gioiosamente una tradizione e la sua memoria.
Alcuni di questi brani hanno fatto anche parte del repertorio live degli Al Darawish. C’erano nella band delle anime molto interessate allo scavo in questa direzione. Così a fianco delle nostre canzoni originali, trovavano posto canzoni tradizionali mediorientali e apparivano canzoni greche, oltre a nuovi arrangiamenti di canzoni di Enzo Del Re, dei Cantori di Carpino, di Matteo Salvatore e della tradizione salentina.
Tutto ciò spiega perché per la prima vera edizione del Festival di Carpino salirono sul palco, nel 1993, gli Al Darawish insieme ai Cantori di Carpino.
Sarebbe auspicabile che si ricomponessero le divisioni e si ritornasse a far vivere quel sogno per continuare a raccontare questa favola“.

Rocco Draicchio e gli Al Darawish
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