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La prima volta di Sergio Rubini al Carpino Folk Festival

Il grande ospite del 6 agosto è l’attore e regista Sergio Rubini che dedicherà un reading al cantautore foggiano Matteo Salvatore, dal titolo “di fame, di denaro, di passione – La vita di Matteo Salvatore”
“Non bisogna fare l’equazione: crisi economica uguale crisi culturale…è esattamente il contrario. La profonda crisi culturale che sta vivendo il paese, in particolare il Sud, si traduce in crisi economica”.


06 Agosto 2013
CANTAR VIAGGIANDO – “Una valigia di ricordi”
“Un viaggio slow a bordo dei vagoni delle Ferrovie del Gargano”
Ore 18.00 in viaggio tratta San Severo/Carpino
SALVATORE LUCA TOTA – “Trik e trak e stoffa da vendere”

Con degustazione di prodotti tipici regionali

Ore 20.00 Stazione di Carpino
NAZARIO VASCIARELLI – “Terra, pane e libertà. La cantata di Michele Sciarra”
Commento musicale di Matteo Marolla

CARPINO FOLK FESTIVAL – L’ITALIA è la patria del diritto e del rovescio
Ore 22,00 Largo San Nicola – Carpino

SERGIO RUBINI – “di fame, di denaro, di passione – La vita di Matteo Salvatore”

In viaggio sulla tratta Ferrovie del Gargano San Severo-Carpino, partenza ore 19:05
SALVATORE LUCA TOTA
Tricche e tracche e stoffa da vendere

Le tradizioni locali, i modi di fare e i proverbi che caratterizzano la cultura popolare sanseverese diventano musica grazie a “Tricche e ttracche…”, il primo album di Salvatore Luca Tota.
L’esibizione “viaggiante” all’interno del CFF trasporterà il pubblico in un viaggio alla scoperta dei modi di dire dei personaggi sanseveresi, come “Ninetta 50 lire”, delle tradizioni locali, come la Festa del Soccorso, e di brani caratterizzati da francesismi che giocano sulla somiglianza del vernacolo alla lingua francese. L’autore, già noto per le sue qualità recitative e di interpretative, regala al pubblico anche brani più toccanti capaci di smuovere le corde dell’animo raccontando di un territorio caratterizzato da problematiche diverse, da storie parallele, ma tutte accomunate dalla presenza di una speranza che non può e non deve morire mai.

TERRA, PANE E LIBERTA’ – La cantata di Michele Sciarra
Spettacolo teatrale di e con Nazario Vasciarelli. Commento musicale di Matteo Marolla

Una storia di terra, pane e libertà. Una storia che attraversa gli anni, le guerre, gli oceani.
“Terra, pane e libertà. La cantata di Michele Sciarra” parla di Michele, socialista figlio di anarchici che, abbandonato dal padre fuggito nel Nuovo Mondo, cresce con la madre negli anni difficili del fascismo. La sua storia è una lenta e inesorabile presa di coscienza che lo condurrà, alla fine del secondo conflitto mondiale, a organizzare in sindacati i braccianti della sua terra per occupare quei latifondi che, rimasti incolti, erano la speranza di una classe sociale ridotta allo stremo.
Sarà il racconto di un’epoca quello in scena alla stazione ferroviaria di Carpino: il tempo dei difensori dei lavoratori come Giuseppe Di Vittorio, Placido Rizzotto, Salvatore Carnevale e Carmine Cannelonga i quali, spinti da un’eccezionale e straordinaria personalità, completata da una grandissima autodisciplina, cambiarono per sempre i rapporti tra braccianti e grandi proprietari terrieri.
Un’ora di rievocazione e magia. Un’ora di emozioni in cui le immagini del lavoro nei campi, delle prepotenze dei fascisti, dell’iniziazione ai principi del socialismo, dell’apostolato tra i braccianti, rivivono attraverso la forza evocativa della parola, sottolineata dalla fisicità dell’attore che racconta la vicenda e dalla voce di Matteo Marolla che canta i brani del repertorio di Matteo Salvatore e scandisce i capitoli della vicenda.

SERGIO RUBINI in “Di fame, di denaro, di passione – La vita di Matteo Salvatore
Musica dal vivo di Umberto Sangiovanni e Daunia Orchestra

Con Sergio Rubini – voce recitante, Umberto Sangiovanni – pianoforte e composizioni, Serena Scocca- voce, Adriano Mactovich – basso.
Un viaggio tra le parole e la musica di Matteo Salvatore, il cantastorie pugliese, poeta degli “ultimi”, che con le sue ballate ha raccontato se stesso e la sua quotidianità. Dalla sua terra lui ha rubato tutto: il bianco pudore dell’ignoranza, la capacità di non mollare mai e la forza di rinascere ogni giorno e mille volte ancora. La miseria nera e la fame che accompagnarono tanti, troppi anni della sua vita, saranno linee parallele ai suoi ricordi, come chimere raggiunte e ritrovate, sognate e malcelate.
Versi che brillano di una bellezza sofferente, di una straziante realtà che spesso si mischia alla follia. I suoi passaggi vocali inaspettati, dai toni più gravi al falsetto, lasciavano quel senso malinconico come se tutto fosse cantato con il sottile timore di dover raccontare una biografia dolorosa. Gli anni passati in carcere per l’uccisione della sua compagna Adriana nel 1973, non gli tolsero la voglia di ricominciare, di ritrovare la gente per mettere ancora in piazza la sua forza, il suo talento di cantastorie. Della sua vita ha saputo tralasciare moralismi e giudizi, ha speso i molti soldi che gli regalò il destino, ha voluto bene ai suoi pochi amici e cercato sempre il sorriso di una donna. Adesso la sua musica ha un posto sicuro dove potersi posare perché, come Matteo, lascerà ogni volta il rimpianto di non averne mai parlato abbastanza, di non averne mai suonato abbastanza.

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