Il festival che per 23 anni si è mosso in direzione ostinata e contraria
Per anni abbiamo detto che il problema che avevano gli organizzatori era quello che per far arrivare risorse adeguate ed andare avanti nell’attività c’era bisogno di sostegno, incoraggiamento, facilitazioni e cofinanziamento locale. Ci hanno sempre spiegato che in realtà il problema eravamo noi organizzatori poco istituzionali, troppo di sinistra o troppo di destra o troppo in generale. Bene, adesso che ciascuno, per propri motivi, ma tutti accumunati dalla stanchezza di andare avanti, si sono “finalmente” messi da parte la classe dirigente di Carpino si è chiusa nel silenzio.
Nel 2017, valorizzando il nostro territorio, la sua cultura, la sua comunità, il proprio paesaggio e la ricchezza impareggiabile della tradizione musicale in maniera originale e innovativa, quelli sbagliati hanno scritto un progetto triennale arrivato 2° su oltre 150 progetti presentati da tutti gli operatori regionali della Puglia. Ogni anno, e per 3 anni, la Regione affida, quindi, all’Associazione 70mila euro. Per due anni, come in quelli precedenti, il festival lo hanno continuato a fare quelli sbagliati. Adesso, che finalmente si sono messi da parte, la classe dirigente fa perdere il finanziamento di 70mila euro dell’annualità 2019 e lascia morire il Carpino Folk Festival.
Cosa dovrebbe fare? Semplice, svolgere appieno il proprio ruolo, ossia tutta insieme individuare i propri rappresentanti in seno ai soci fondatori e onorari (e ce ne sono), quindi dargli le garanzie che non hanno mai voluto dare a quelli sbagliati, farli nominare componenti e Presidente del Consiglio Direttivo dagli altri soci dell’Associazione in base a una proposta minimamente seria e convincente e quindi metterli in condizioni di organizzare la XXIV edizione del festival con un costo almeno pari a 126mila euro. Come? Raddoppiando il finanziamento comunale e quello del Parco del Gargano. È proprio cosi impossibile per la classe dirigente di Carpino? E’ proprio cosi impossibile per il comune, quest’anno di transizione, contribuire per 20mila euro cash? Non mi pare. Lo scorso anno il bilancio comunale riportava 45mila euro alla voce eventi e feste.
Solo che in un’area geografica economicamente e civilmente arretrata, impermeabile alla contemporaneità, pervasa da particolarismi, inefficienze, corruzione e criminalità, diciamocelo è piu comodo e dolce naufragare negli adattamenti regressivi che deprimono le potenzialità di sviluppo e innovazione del nostro paese, piuttosto che attirare risorse e incentivare i singoli e le esperienze endogene eccellenti che possono movimentare le economie locali.
Nei prossimi giorni, quindi, di cosa si parlerà? Nell’ipocrisia generale (culminata in passato nell’intestazione della via a Rocco Draicchio) si parlerà di sospetti, di fini volti a non perdere la tradizione dei cantori e di eventi alternativi (surrogati) che invece saranno effimere serate occasionali di animazioni paesane fini a se stesse come tante sono state create in questi anni a) per farci vedere che erano/sono capaci pure loro (come se ci fosse una gara) ma che in realtà ridicolizzano spesso in modo non del tutto consapevole uno dei centri più importanti della cultura popolare italiana e b) per dare in pasto al consenso un’argomentazione da usare contro quelli sbagliati come me che sanno fare solo attacchi politici o peggio personali ed invece non è vero, non mi interessano, non devo dimostrare niente, sono certo politicamente orientato a sinistra, ma il festival è qualcosa che va al di la e per amor suo dico semplicemente come sempre le cose come stanno.
N.B. La locuzione classe dirigente si riferisce alla classe sociale che domina le strutture politiche, economiche, sociali e culturali di un paese.
Poiché è un temperamento costruttivo, di quelli che gli astrologhi direbbero solari, e la sua bontà attiva non ama gli indugi, passava il tempo a parlare con me di quello che si potesse fare, e mi esponeva dei progetti pratici per aiutare i contadini di Gagliano, i bambini di Matera. Ospedali, asili, lotta antimalarica, scuole, opere pubbliche, medici di Stato ed eventualmente volontari, campagna nazionale per il rinnovamento di questi paesi, e così via. Lei stessa avrebbe dato volentieri il suo tempo per una causa che le pareva così giusta. Bisognava fare, non dormire, né rimandare sempre a un nuovo domani.
I quattro giorni della sua permanenza passarono presto. Quando la 500 del meccanico, che la portava, scomparve alla svolta dietro il cimitero, in nuvola di polvere, anche quel mondo di attiva creazione, di valori e di cultura a cui ero legato e che, con lei, mi era riapparso presente, parve dileguarsi, come risucchiato nel tempo, nella nuvola lontanissima del ricordo.
Cristo si è fermato a Eboli, Carlo Levi
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Pingback: **CARPINO FOLK FESTIVAL, GLI ANNI PIU’ FELICI DELLA MIA VITA** | Antonio Basile - OFFICIAL BLOG - luglio 9, 2019