La storia di Mario Ronghi, noto anche come Sonny Ray, in viaggio dall’Italia a New York, da Melbourne a Londra, da Hollywood a Sidney tra sogni ambiziosi e gioiose risate, cadute rovinose, dolore e disperazione.
A cura di Antonio Basile, Domenico Sergio Antonacci e Pierluigi Pelusi
Tra coloro che cercarono fortuna negli Stati Uniti nella grande emigrazione italiana avvenuta fra il 1880 e il 1915 vi fu Francesco Ronghi e Gioffreda Antonietta di Carpino (FG) che arrivano a New York il 4 giugno 1907. Qui ebbero due figli, Mario e Gino e poco dopo come molti altri emigrati fecero ritorno in Italia, nelle Puglie.
Gino, nato nel 1914, si sposo con Rosa D’addetta, si laureò in Legge, ma poiché non professava fece l’agricoltore nei molti terreni di proprietà della moglie.
Più grande di Gino era Mario che nato a Manhattan al 173 di Blecker Street, il 24 marzo 1908 passò la sua giovinezza a Carpino, dove i genitori volerò avviarlo all’arte di orefice e orologia. Ma la natura di Mario era un’altra, far ridere la gente, e man mano che cresceva, la sua ambizione si salire sui palchi prese saldamente radici nel suo cervello fertile, cosi riprese la nave e fece ritorno nelle americhe. Da questo momento in poi nel paese garganico si perdono le sue tracce.
Agli inizi degli anni 80 è in Italia, a Carpino, dove muore e viene sepolto.
Prima di morire, però, lascia la traccia del suo passaggio.
Assolutamente stravagante e con atteggiamenti femminili, su sollecitazione di un suo grande amico, Antonio Ermanno Santoro, organizza uno spettacolo per mostrare la sua arte e lasciare un suo ricordo ai carpinesi.
Non sono molte le notizie in proposito. Tuttavia molti parlano di un vero attore da avanspettacolo, particolarmente portato per le parti comiche alla “gastone” per intenderci. Cantava benissimo tant’è che nello spettacolo realizzato a Carpino interpretò (fra le altre cose) anche la parte di una sciantosa, truccato e vestito perfettamente (voci di popolo parlano di costumi presi a nolo a Napoli e di una valigia piena di trucci da far invidia a moltissime donne).
Niente di più.
Mario Ronghi con la sua morte scompare il 16 Novembre del 1984.
Ma la memoria gioca brutti scherzi (in questo caso, uno scherzo bellissimo).
E’ il 03 Maggio 2010 e il social network facebook ci fa un regalo. Pierluigi Pelusi parla a Domenico Sergio Antonacci della storia delle radio libere di Carpino e tra i personaggi dell’epoca (ultimi anni 70) menziona un certo Sonni Rey, un attore di avanspettacolo che sosteneva di aver vissuto negli Stati Uniti e di aver lavorato a Hollywood.
Domenico mi contatta per chiedere lumi in proposito. Non ne so nulla, anche se la memoria va subito ad un certo Mario che viveva sopra l’alimentare di mio padre in Piazza del Popolo. Me lo ricordo solo perché lo vedevo girare con un maglione di cotone azzurro e in calzamaglie. Domenico mi conferma che si tratta di Mario Ronghi alias Sonni Rey.
Inserisco “Sonni Rey Carpino” in Google, ma non appare nulla che possa essere ricollegabile al nostro Mario Ronghi. Domenico e Pierluigi fanno lo stesso percorso, ma nulla. Raffino la ricerca e tutto ad un tratto nell’elenco di Google appare un Sonny Ray nei panni di The Artful Dodger nel film “Oliver Twist” del 1933.
Non faccio in tempo a dare la notizia a Domenico e a Pierluigi che ritorna a nascere il nostro Mario Ronghi, ossia “Sonny Ray”. Nel giro di pochi minuti è un accavallarsi di notizie e di emozioni fra noi tre. La notte passa insonne.
Era da non crederci: un carpinese a Hollywood negli anni 30 nei cast dei film che contavano. Emerse subito una vera è propria filmografia.
– Nel 1932 è nel cast di Jimmy’s New Yacht.
– Nel 1933 è in Oliver Twist, film americano diretto da William J.Cowen. Si tratta dell’adattamento cinematografico (la prima versione sonora) del popolare romanzo di Charles Dickens. Sonny Ray è nei panni di Jack Dawkins, meglio conosciuto come Artful Dodger, il capobanda dei bambini criminali addestrati dal vecchio Fagin. Artful Dodger tradisce Oliver Twist facendolo catturare da Fagin, ma poi ne diventa il suo più caro amico cercando di fare di lui un borseggiatore. Il Dodger è appunto un borseggiatore, così chiamato per la sua abilità e astuzia.
In verità con Sonny Ray la critica è molto feroce: considerato troppo plateale e troppo vecchio nel ruolo di Artful Dodger.
– Sempre nel 1933 partecipa a The Perils of Pauline di Ray Taylor, un serial movie in cui veste i panni comici di Willie Dodge.
– Nel 1934 è nel cast di The Gay Divorcee diretto da Mark Sandrich: il grande musical con Fred Astaire, Ginger Rogers e Alice Brady – Premio Oscar per la migliore canzone originale, The continental, cantata da Ginger che balla in coppia con Fred Astaire. Del Film anche la canzone Night and Day (di Cole Porter) cantata da Fred, sulla spiaggia di notte mentre danza con la Ginger.
– Nel 1935 è nel cast di The Personal History, Adventures, Experience, & Observation of David Copperfield the Younger (normalmente abbreviato in David Copperfield), l’adattamento cinematografico dell’altro popolare romanzo di Charles Dickens diretto questa volta dal regista George Cukor.
Nominato al Festival del Film di Venezia, ottiene tre nomination ai premi Oscar per la migliore direzione, miglior film e migliore fotografia.
A questo punto finisce la sua carriera cinematografica.
I paesani intervistati da Domenico pur non conoscendo la carriera holliwoodiana di Mario Ronghi, sostengono che, fino al suo rientro in Italia, Mario trovasse da vivere con piccoli spettacoli di burlesque in teatro, ma soprattutto cantando e danzando nei nightclub di New York.
E’ cosi, infatti spuntano gli articoli dei giornali dell’epoca: il New York Times, il Baltimore News, il Buffalo News, il Philadelphia Enquirer.
Tutti parlano di una star internazionale, un One-man show in viaggio tra Londra, Hollywood e Parigi.
Sonny Ray the showman of a million changes. Praticamente l’Arturo Brachetti del secolo scorso che in un batter d’occhio riusciva a cambiarsi d’abito, dalle scarpe alla parrucca, a diventare un altro.
In uno degli articoli si parla di una tournée in Italia ed infatti gli informatori, Carmine Mancini e Maria Vicedomini, concordano su una sua presunta carriera teatrale anche in Italia nelle riviste di avanspettacolo. In particolare a Napoli, ma non si trovano tracce.
Il suo atteggiamento stravagante – racconta Pierluigi – si prestava a valutazione da millantatore, lui ne era consapevole e poco ci diceva del suo passato, nonostante Antonio Ermanno Santoro ci ripeteva e assicurava, anche in sua presenza, che era stato veramente un artista holliwoodiano.
Ma ancora una volta la storia si ripete perché la memoria gioca il suo secondo scherzo.
Nei giorni scorsi infatti vengo contattato da Jessica, una ragazza australiana, proprio sulla fan page di facebook aperta nel 2010 come punto di ritrovo per chi come noi cerchi notizie su Sonny Ray. Jessica mi racconta un’altra storia ancora tutta da verificare, ma dalle prime conferme pare certa la presenza di Sonny Ray a Melbourne, in Australia. Qui il nostro eroe non si capisce come e non si capisce perchè ha l’identità di Albert Barr-Smith.
Jessica tempestata dalle mie domande in inglese googlerizzato, mi mostra la foto di Sonny Ray australiano e un articolo di giornale. La foto (un fotogramma) è quella di Sonny nei panni di Artful Dodger in Oliver Twist e il giornale, the Arrow, parla degli inizi della sua carriera.
Il pretesto sono la durezza delle leggi per l’immigrazione e l’arresto di Sonny Ray a Hollywood con l’accusa di essere entrato illegalmente negli Stati Uniti, quindi la difesa del perseguitato e punito per un reato che in Australia non esiste. Un vero e proprio speciale su Sonny Ray definito ‘il ragazzo più popolare alla festa’ per la sua danza eccentrica, la sua piacevole voce, il volto felice e sorridente e soprattutto per la sua personalità vivace, la vera chiave della sua popolarità.
Un ragazzo che desiderava cosi tanto il palcoscenico e il successo che busso alla porta di ogni manager teatrale di Melbourne, ma senza alcun risultato, così, presto, raccolse le sue poche cose e se ne andò a Sydney. Ma anche qui ebbe modo di constatare che il percorso dell’aspirante attore non è cosparso di rose, cosi aveva quasi rinunciato alla speranza di realizzare la sua ambizione quando gli venne offerto un posto di lavoro in un piccolo spettacolo che lo porto in giro per le cittadine del New South Wales. Colse subito l’occasione al volo, ma lo stipendio era appena sufficiente per tenerlo a pane e burro. Tuttavia gli servi per capire il suo valore e cambiato il suo nome per ragione di scena in Sonny Ray, gli permise di realizzare il suo primo tour.
Lo spettacolo in realtà fu un ‘flop’ e Sonny si trovò presto nuovamente arenato. Divenne, però, amico di altri due giovani australiani, Jack Edwards e Andy Patterson, che come lui stavano cercando di fare sentire la loro presenza nel mondo dello spettacolo.
I tre per un po’ girarono insieme e poiché il successo negli Stati dell’Est tardava a venire, decisero di andare a Perth, dove ricevettero un paio di impegni che gli permisero di sopravvivere per un po’. Ma venne presto il giorno, nel dicembre del 1926 a Moreton Bay, in cui i tre decisero che era arrivato il momento di salpare per l’Inghilterra. Quella sera sorrisero a lungo e cenarono col roast beef inglese, invece che col solito paio di aringhe affumicate.
Con lo spettacolo ‘The Sunshine Boys’, iniziarono la loro avventura a Mile End, e dal momento in cui il sipario si alzò il loro successo non fu più in dubbio. Alla fine dello spettacolo per ciascuno di loro ci furono solo applausi. Jack Edwards deliziò il pubblico con la sua chitarra in acciaio e la sua ricca voce; Andy Patterson provocò risate a crepapelle con le sue imitazioni di sesso femminile e la voce di soprano, mentre Sonny Ray fu il più grande di tutti con la sua danza eccentrica, la sua voce calma e piacevole, e la sua personalità. Bastò un sorriso a Sonny per conquistare subito tutto il pubblico. La mattina dopo i quotidiani di Londra acclamarono lo spettacolo, e paragonarono i tre a ‘The Australian Boys,’ lo spettacolo che in quel momento andava per la maggiore nella città.
Ma purtroppo ‘The Sunshine Boys’ andò in scena solo per due settimane. I tre nonostante il successo e forse a causa del successo non andarono più d’accordo come prima e così il gruppo si sciolse. Jack Edwards andò a lavorare in una trasmissione radio, dove ricevete 7,7 sterline a notte per il suo talento. Altre volte fece cabaret per lavoro, ed una volta, ebbe la possibilità di pagare 35 sterline per una settimana al Piccadilly Hotel. Andy Patterson entrò in “Splinters”, uno spettacolo di rivista, e ben presto divenne uno degli headliner. E apparso nella versione cinematografica di “Splinters” e anche lui fece bene la sua professione. A Sonny toccò la strada più difficile fra tutti. Dopo la separazione non riusciva nemmeno a trovare un lavoro durante i concerti del giovedì sera dedicati alle operaie e difficilmente si trovava in tasca qualcosa.
Quando Sonny Ray sbarcò in Inghilterra il 28 gennaio del 1927 era un freddo, nebbioso e tipico giorno inglese d’inverno. Egli non aveva un cappotto, le suole non c’erano nel suo unico paio di scarpe e niente di ciò che aveva addosso tintinnava.
Però era in possesso di una cosa importante. Possedeva il coraggio, e con esso l’ottimismo.
Per fortuna, agli inizi, il trio fu in grado di raccogliere un po’ di soldi, e cosi presero dei posti letto in una casa a Marylebone Road, proprio vicino a Baker Street. Ogni giorno provarono per due ore di fila, e poi in strada vicino alle agenzie teatrali in cerca di lavoro. Alla fine la ruota della fortuna girò. Un’agenzia gli diede un occasione per due settimane. Si esibirono cosi una settimana a Stamford Bridge Impero, e la seconda settimana a Mile End Empire. Ricevettero però solo un paio di sterline per il loro primo successo.
In questo modo era veramente molto difficile mantenere insieme il corpo e l’anima e i tre si separarono. Molti giorni Sonny passò senza un pasto. Poi incontrò Dorothy e Jack Seward Hooker, una coppia australiana, che stavano facendo bene sui palcoscenici inglese. Questo fu per lui un altro punto di svolta. Sonny ottenne un lavoro a 8 sterline a settimana in X.Y.Z. Revue Company, e girò la provincia.
Per diversi mesi Sonny rimase con quella compagnia, fino a quando gli si presentò un’occasione migliore che prese al volo. Gli venne offerto un posto nel ‘The Show World’, un’altra compagnia di rivista, con la quale girò Londra e dintorni. Saltò a 12 sterline a settimana.
Poi, proprio quando sembrava che le cose funzionassero, si ammalò e dovette lasciare lo show.
Successivamente la salute migliorò, ma ancora una volta la sfortuna lo perseguitò.
In quel periodo si legò affettivamente con Jane Moore, una giovane attrice americana, ma la coppia presto scoppiò. Successivamente Sonny incontra Helen Fay, una giovane attrice che aveva girato il mondo con Lee White e Clay Smith. La coppia mise su un piccolo spettacolo con una troupe di sei ragazze. Fecero abbastanza bene, ma le serate non era abbastanza regolari. Ancora una volta Sonny è sul punto di perdere ogni speranza di carriera e in preda alla disperazione accetta un contratto per andare in India e in Estremo Oriente con una commedia musicale per poche sterline a settimana. Ma proprio prima di salpare la grande occasione di Sonny inaspettatamente arrivò. Un sabato mattina fa uno dei tanti provini al Teatro Pavilion di Londra con Cochran, il più grande produttore d’Inghilterra, e si può immaginare la sua sorpresa quando Cochran lo fermò a metà provino e gli fece cenno di scendere nella platea dove era seduto con Beatrice Lillie e due o tre altri artisti da 500 sterline a settimana.
‘Chi sei e dove sei stato nascosto?’ furono le parole del produttore. In quel preciso momento Sonny capì che i suoi sogni si sarebbero avverati.
Solo pochi giorni dopo il produttore gli chiese se voleva partire per New York per far parte dello spettacolo ‘This Year of Grace’ con uno stipendio triplicato. Sonny rimane a bocca aperta, ma non di fronte a Cochran. Chiese tempo per pensarci.
Il suo cruccio era il contratto firmato per andare in India. Non riusciva a trovare il modo di uscirne. Improvvisamente si rese conto che avrebbe potuto non essere fisicamente in forma per resistere a una torride estate orientale, e se così penso che forse avrebbe potuto chiedere un certificato medico che gli permettesse di annullare il viaggio. Con questo pensiero si fece visitare da un medico. Immaginate la sua sorpresa quando il medico una volta finita la visita gli disse che era per davvero un uomo molto malato, e che doveva fare un lungo periodo di riposo totale! Certo, questo gli fece risolvere il problema del contratto per l’India, ma dimenticò tutto il resto. Andò in America con la compagnia di Cochran, e fu subito un successo. Ma ancora una volta la malattia lo raggiunse. Fu costretto a lasciare lo show per essere operato di appendicite. La sua carriera fu di nuovo in pericolo. Ottimista, come sempre, Sonny che era fatto per Hollywood divenne ben presto amico di Jack Pickford, Georges Carpentier, Bessie Love, Bebe Daniels, Ramon Na Varrone, Arbuckle ‘Fatty’, e una miriade di altri. Nel 1930 con ‘Mr. Cinders” ritornò in Australia. Lo spettacolo ebbe un gran successo e la compagnia ritorno presto in America. Nel 1932 lo rividero di nuovo in Australia, ma questa volta in una piccola parte del film ‘Johnny’s New Yacht’ della Paramount che rappresentò per Sonny Ray la prima grande occasione nel grande cinema di cui abbiamo già detto, ma soprattutto Albert Barr-Smith diventa Mario Ronghi.
Il giornale The Arrow (Sydney, Friday 10 February 1933) essendo in fotocopia riporta tre foto annerite. In una di queste la didascalia riporta “Sonny Ray con Grazia Savieri, nota attrice australiana, che amoreggiano su una spiaggia di Sydney qualche anno fa”.
Proprio questa didascalia suggerisce che la memoria cela ancora molte altre sorprese sul pugliese che calcò le scene del centro dell’industria cinematografica americana.
Al momento possiamo solo svelare che la foto mostrata da Jessica, il fotogramma di Sonny Ray, ossia di Mario Ronghi, nei panni di Artful Dodger in Oliver Twist, era quella che gli mostrava sua nonna Grazia Savieri quando gli parlava di Albert Barr-Smith.
Infine Albert Barr-Smith al momento dell’arresto a Hollywood ha esattamente 24 anni come Mario Ronghi e non 28 come invece ritengono in Australia.
Sicuri di nuovi aggiornamenti chiudiamo con le parole che Sonny Ray, quando torno a Carpino, in occasione dello spettacolo prodotto prima di morire, scrisse rivolgendosi ai giovani per invocarli a “mettere su qualcosa di serio e di buono, perché la vita non è un patrimonio individuale, ma coralità e che la poesia, lo spettacolo e, in una parola, l’arte sono il momento e lo strumento per il trapasso dell’individuo alla comunità”.
Carpino, li 20/11/2014
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