Sangue foggiano in Fronte del Porto
di RAFFAELE NIGRO – 24 Dicembre 2012 Gazzetta del Mezzogiorno
Nel 1948 Arthur Miller visitò, durante un viaggio in Italia, il Gargano e scrisse una short story, Monte Sant’Angelo. Si pensava che il racconto fosse frutto di fantasia finché Mariantonietta Di Sabato, docente foggiana appassionata di dialettologia e di letteratura, non scopre come andarono effettivamente le cose. Bisogna partire da Foggia dove vivono i parenti di un italo-americano che accompagnò Miller, tale Vincent Jim Longhi.
Raggiunge telefonicamente il 14 novembre 2005 l’americano e da lui seppe che si era trattato di un vero e proprio reportage e che durante l’ascesa erano andati a cercare un proprio avo ebreo sepolto a Monte. Nel 2005 Jim Longhi viveva a Manhattan, aveva novant’anni e aveva condotto una vita da sindacalista, avvocato e scrittore. Si disse autore di alcuni testi teatrali, di un romanzo pubblicato nel 1997 Woody, Cisco & Me. Seamen Three in the Merchant Marine (Woody,Cisco ed io. Tre marinai nella Marina Mercantile) e di una ponderosa Autobiografia.
Scritto tra il 1994 e il ’96, il romanzo, in forma memoriale, narra di avvenimenti che si collocano alla fine della seconda guerra mondiale. Con le voci e le chitarre dei due folk-singer, Jim è il terzo chitarrista e sia nel viaggio a Palermo che in quello in Inghilterra incappa nel siluramento della nave. Spigliato e veloce, Jim descrive con dettaglio concreto le azioni, non perde mai l’umorismo e tratteggia i caratteri dei suoi compagni di avventura con grande maestria. Al punto da presentarsi la sua come una delle più dirette e credibili biografie di Woody Guthrie e da ottenere nel 1998 il premio The Indipendent Publisher.
Le notizie raccolte convincono la Di Sabato ad abbandonare gli studi su Miller e a occuparsi con Cosma Siani della biografia del narratore garganico, giungendo a tracciare nel 2012 una avvincente e utilissima biografia, Jim Longhi. Un italoamericano tra Woody Gutrhie e Arthur Miller. Longhi come narratore è ignorato da tutti, è sfuggito persino alla capillare indagine condotta da Francesco Durante nel 2001, Italoamericana. Storia e letteratura degli italiani negli Stati Uniti.1776-1880.
Vinny Jim nasce a New York il 16 aprile 1916 da Giuseppe, originario di Lucera e da Rosa Zitani, nata a Carpino ed emigrati separatamente nove anni prima negli Stati Uniti. Iscritto al Columbia College per i corsi di medicina è costretto a mantenersi agli studi con le consegne di candeggina imbottigliata dai genitori. E’ a scuola che per darsi lustro aggiunge al proprio nome Vinny (Vincenzo) Longhi, quello di Jim e non a caso l’autobiografia inedita è intitolata Just don’t call me Vinny (Non mi chiamate Vincenzo). Sarà Fiorello La Guardia, appoggiato da Jim a sostenerlo negli studi,fino alla laurea in legge. Nel ’43, chiamato in Marina, conosce Gutrhie e Cisco Houston, che intrattengono le truppe in viaggio con concerti folk.
Insieme a loro affronta tre viaggi, in Sicilia, Nord Africa e Inghilterra. Nel ’47 sposerà Gabrielle Gold da cui avrà due figli. Intanto si occupa di sindacato e difende i portuali di Brooklyn che “erano trattati come bestie e la mafia controllava tutto”. Nel ’46 e poi nel ’48 si candida al Congresso, sostenuto persino da Frank Sinatra, ma senza fortuna. In quel torno di tempo conobbe Arthur Miller. L’autore di Uno sguardo dal ponte era stato colpito da alcune scritte che inneggiavano a Pete Panto, un sindacalista che la mafia portuale aveva assassinato.
Per saperne di più sulla vita degli scaricatori avvicinò Longhi. Ne nacque una bella amicizia e fu allora che decisero di intraprendere insieme il viaggio in Italia. Rientrato in America, Longhi abbandona l’attività sindacale, apre uno studio legale, la V.J.Longhi Associates e si dà alla scrittura drammaturgica, nel ’68 pubblica Climb the Greased Pole, ovvero L’albero della Cuccagna nella rivista “Plays and Players”, ma è un uomo inquieto, innamorato dei viaggi. Decide infatti di lasciare New York e trasferire lo studio legale a Londra,intraprendendo una serie di viaggi in Europa e in Africa. Il suo amico Miller così lo descrive:”
Alto più di un metro e ottanta,di una bellezza tenebrosa, era uno che sapeva parlare e ,almeno con me, cercava chiaramente di eliminare ogni traccia di accento italiano. Era un oratore efficace, dallo stile piuttosto melodrammatico e, nella foschia premattutina delle banchine, attraeva molti portuali che in Columbia Street attendevano la chiamata per un giorno d’ingaggio. Fendendo l’aria come Lenin in ottobre, sviluppava il suo tema fondamentale, la degradazione di onesti figli dell’Italia per mano di una macchina sindacale corrotta”.
Con l’aiuto di Longhi, Miller scrisse The Hook, un testo teatrale sulla vita degli scaricatori di porto. Il testo piacque molto a Elia Kazan che decise di farne un film. Ma i produttori chiedevano di cancellare la mafia e di addossare le colpe dei malumori operai all’infiltrazione del Comunismo. Miller rifiutò e Kazan realizzò con Budd Schulberg il film Fronte del porto . Tutto questo nell’Autobiografia di Longhi, un testimone oculare di un’America che poco conosciamo.
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