BARI – «Si tratta di uno spiaggiamento molto, molto, anomalo – dice Giorgia Monti, responsabile campagna mare Greenpeace – però è anche vero che la gente solleva la testa quando accadono questi eventi drammatici ma poi non si interroga su ciò che ha fatto. Ha limitato le attività umane dannose? Ha creato aree protette?».
La prima segnalazione dei capodogli in difficoltà risale a 24 ore fa, possibile che non si sia riusciti a salvarli? Non c’è un sistema di pronto intervento sulla falsa riga di quello americano?
«No, per il recupero manca un sistema di pronto intervento e forse si dovrebbe creare un centro di riferimento nel Mediterraneo. Ed è vero che perdere sette capodogli è drammatico perché sono animali adulti e magari pronti per la riproduzione, però è anche vero che il loro spiaggiamento è molto difficile da gestire». «Si deve considerare – spiega Giorgia Monti – che potrebbero essersi spiaggiati perché qualcosa ha interferito col loro sistema di orientamento. E allora, anche se li si rimettesse al largo, gli animali tornerebbero a spiaggiarsi. Il recupero di questi animali, infatti, si fa in piscina ma, d’altro canto, di piscine per cetacei molto grandi, come sono i capodogli spiaggiati in Puglia, non ne esistono».
«Per noi di Greenpeace – conclude Giorgia Monti – è una tragedia la perdita di questi capodogli e c’è un grande senso di impotenza. Però noi andiamo ancora più a monte della fase di salvataggio. Secondo noi, il miglior modo per evitare questi spiaggiamenti risiede nella tutela del mare, nel controllo delle fonti di inquinamento (anche acustico), del traffico marittimo, nella creazione di aree protette. Se si operasse in questo modo si proteggerebbero tutte le specie marine e non solo i capodogli».
MARISA INGROSSO dalla GdM
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