Occhito – A diciotto gradi l’alg a rossa potrebbe esalare l’ultimo respiro. Forse siamo vicini.
Nella diga di Occhito la temperatura già da qualche settimana risulta aumentata in media di 4-5 gradi rispetto alle rilevazioni dell’ultimo gelido inverno. Non siamo ancora sui livelli ottimali indicati da alcuni studi condotti sull’alg a rossa in altre regioni italiane (i laghi laziali di Albano e Nemi, così come quasi tutti i laghi siciliani). Ma con l’approssimarsi della stagione estiva si va inesorabilmente in questa direzione: il caldo è forse l’antidoto più efficace per neutralizzare la temibile microcistina.

Bisognerà in ogni caso attendere un altro mese prima di valutare se le tracce di Planktothrix rubescens nel lago che disseta i foggiani sono ancora mobili e perfettamente in salute. Il responsabile dell’Ar pa regionale, Giorgio Assennato, mostra un cauto ottimismo: «Stiamo uscendo dal periodo acuto – spiega – attraversiamo forse l’ultima fase a rischio, dopo di chè il caldo dovrebbe annientare la presenza dell’alga nell’invaso. In ogni caso, voglio ribadirlo, i continui monitoraggi sulla qualità dell’acqua ci dicono che non c’è alcun pericolo per l’alimentazione umana». I rimedi adottati dall’Acquedotto pugliese per ridurre il tasso di tossicità dell’alga sono considerati dall’Istituto superiore di sanità all’altezza della situazione. I filtri al carbonio attivo installati sull’impianto di potabilizzazione di Finocchito sembrano funzionare. Per bonificare la diga di Occhito però bisognerebbe svuotarla, ipotesi ad oggi mai presa in considerazione data la sua impraticabilità. In ogni caso se il caldo dovesse uccidere l’alga rossa, non è detto che questa non ritorni con l’avvento del primo freddo. Anzi nelle condizioni attuali di Occhito (manutenzione mai effettuata in quarantadue anni, scarichi incontrollati) ci sono tutte le condizioni perchè la Planktothrix rubescens diventi un ospite fisso nell’invaso almeno durante i mesi invernali. Cosa si sta facendo per limitare la presenza dell’alga in un contesto pur oggettivamente difficile? Nulla, o quasi. Se è vero che la diga non si può svuotare, va pure sottolineato che il fenomeno algale è una conseguenza diretta dell’incu ria al quale è stato abbandonato il lago per decenni. Nel bacino che disseta i foggiani scaricano diversi depuratori. E già questa sembra una contraddizione in termini della quale nessuno sembra però volersi preoccupare. Se poi si rileva, come ha fatto il Consorzio di bonifica della Capitanata, che alcuni dei depuratori segnalati non sono a norma, l’alga diventa una spia d’allarme per denunciare che il rischio per la salute pubblica non comincia da oggi ma va avanti incontrollato da chissà quanto tempo. La Gazzetta l’allarme depuratori lo ha denunciato oltre un mese fa, ma si attende ancora la convocazione del tavolo tecnico in sede di Arpa regionale al quale partecipino i rappresentanti di Molise e Campania. Proprio il depuratore della città di Campobasso – come denunciato dal Consorzio – sarebbe il maggior indiziato. La Procura foggiana, qualche settimana fa, si è attivata per venire a capo del problema. Un magistrato ha effettuato una ricognizione su Occhito a bordo di un elicottero forse per individuare gli scarichi illegali, o presunti tali. Non è dato sapere se sia stata aperta un’inchiesta, ma forse a questo punto solo l’intervento della magistratura potrebbe sbloccare lo stallo.
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