"Senza mai smettere di guardare indietro" di Enrico Noviello, leader del Malicanti
Foto di Ettore de Carolis – 30 settembre 1987
Manca una settimana al venerdì 17 marzo 2006, Michelina sua figlia mi telefona, mi prega di dirlo anche a Elia. Andrea sta male, e forse stavolta non ce la farà, dice. Scendiamo, e incontriamo per l’ultima volta Z’ ‘Ndreijë da vivo, non parla ormai, e come sempre negli ultimi anni suoniamo noi per lui, cantiamo, Andrea approva con mugugni, suoni, vocalizzi che vengono da lontano. Andando via quel sabato lo baciamo come si bacia un bebè con la pelle liscia liscia.
Andando via ricordo la prima volta che andai a prenderlo da solo, in macchina, lo portavo a casa mia a Roma, era il 2001, Andrea aveva la sua borsa già pronta da chissà quante ore quando arrivai a prenderlo, mentre salutava Michelina sorridente sulla porta.
Andavamo a cantare a Roma, era la cosa più importante di tutte, per lui, cantare e suonare, non importava cambiare letto e casa e abitudini, che a 90 anni non è mica come quando si è ragazzi, vista e mobilità di Andrea si erano già ridotte.
Non la forza di vivere.
In macchina Andrea mi racconta una storia, lunga, intricata, avvincente, di un dottore e la Fortuna. Mi dice che è una storia vera perchè, una volta, l’ha letta su un libro, in Comune, e i libri riportano cose vere, “sennò uno perchè dovrebbe scriverle?”. Entriamo a casa mia, due grandi librerie piene di libri, Andrea li guarda, parliamo, ceniamo, ce ne andiamo a letto, e solo allora mi chiede: “Ma tu li hai letti tutti?”
Qualche giorno prima di morire Andrea torna improvvisamente a parlare, prima qualche parola, poi intere frasi, e anche qualche strofa cantata di sonetto, Michelina mi chiama, “non ci crederai, papà sta di nuovo bene”.
Stava bene qualche anno prima, mi ricordo, di anni ne compiva 90 quel giorno, e con Elia rimanemmo tutta la giornata a casa con lui. Ogni tanto veniva qualche amico e conoscente a fare gli auguri a Andrea, un pasticcino, un succo di frutta, e poi tornavamo ancora noi 3, scherzavamo sempre, fino a quando venne sera.
Noi lo sapevamo, ma non potevamo dire niente.
Al balcone (proprio quello “che una volta era finestra”…) non ci voleva venire, insistemmo un po’, Andrea diceva “Eh, è passata tante volte la banda qui sotto!…”, come per dire “e che ci vengo a fare a vedere la banda??!”, poi si affaccia e vede che la banda è per lui, proprio per lui!, suona per Sacco Andrea, e allora si veste in fretta, usciamo in strada, a via Roma, e tutti i carpinesi gli fanno gli auguri, ci sono tutte le figlie, le nipoti, gli amici quelli vecchi e quelli giovani… A 90 anni è uno dei regali più belli che Andrea abbia mai ricevuto nella sua vita, il grazie di un paese, la riconoscenza, pizza, i Cantori, nei miei occhi z’ ‘Ndreij che balla con Maria la grande…
Tante altre volte invece il paese non ha saputo rendere grazie. Le istituzioni. Quanta fatica quanta ritrosia il Sindaco di Carpino, la Provincia di Foggia, quante occasioni perse. Sempre brave, le istituzioni, a parlare del proprio passato in termini decorativi, o monumentali, ma del tutto incapaci, come direbbe Pasolini, di creare da esso nuova storia… Sarebbe stato bello avere il loro patrocinio sul libro che raccontava le memorie di una persona straordinaria, che poteva essere diffuso tra i giovani compaesani di Andrea, per non dimenticare l’origine. Sarebbe bello oggi, per andare a trovarlo al cimitero o per andare sotto il palco del Folk Festival, dover passare per “via Andrea Sacco, cantatore e suonatore, di Carpino”.
Pochi giorni dopo l’ultima miglioria, il 17 Marzo 2006 si chiuse la bara, dopo una notte di veglia, dopo una notte di ricordi, il mantra con cui salutava Andrea (“io sto qui, quando volete venire, io sto qui!”) non lo avremmo più ascoltato.
Andrea aveva accompagnato personalmente il volgere di un secolo e di un millennio, a modo suo, con una canzone.
Non sapeva che sarebbe stato emblematico traghettatore di un passaggio epocale.
Andrea era rimasto per anni a testimoniare il mondo dal quale veniva, mondo in cui i sensi dominavano i sentimenti, mondo in cui la vitalità prorompeva sulle magnifiche sorti e progressive, in cui mistero e incongruenza avevano ancora un posto, senza doverlo pretendere o conquistare.
A volte, quando incontro giovani così giovani da non avere neanche i nonni capaci di mostrare loro la fessura, mi chiedo come faranno anche solo a immaginare che l’umanità non è stata soltanto dedita alla ragione, ai progetti, al consumo, al profitto, alla velocità.
Che c’era invece, e c’è ancora andando a Sud nel mondo, una civiltà eroica perchè sempre sul punto di non sopravvivere per gli stenti, una civiltà di persone cariche di fatica e anche per questo di sensualità, puro vivente, costretti dalla Natura all’umiltà, al silenzio, al buio, capaci per questo di ridere a crepapelle, ridere e scherzare, giocare sempre, annusare la vita senza schermi. Affrontare qualsiasi cosa, qualsiasi paura, anche l’ultima, senza fare drammi, perchè questa è la vita, e non quell’altra.
V’eì cantà la canzonë de lu duimilë
tuttë dicevënë chë ava finì lu munnë
lu duimilë jè arrivatë e nui contentë simmë statë
lu duimilë jè venutë e lu munnë nun è fërnutë
quannë jè fattë jurnë la mattinë
tuttë lu cielë stavë allumënatë
e la paurë ca tenavemmë a nujë c’è passatë
L’eredità di Andrea è quella dei contadini, di religiosità antica anche se non credenti come Andrea, capaci di sentire il respiro lungo della terra e di farsene medium, con 5 semplici corde di ferro di una vecchia battente degli anni ’20, con i giochi e la profondità di una voce che non può mai dimenticare la necessità di vivere mentre racconta e canta.
E come rideva, Sacco Andrea, quando ci cantava o ci recitava questo sonetto… Ce l’aveva fatta anche questa volta, il 2000 era arrivato, e lui era ancora lì, e ridevamo, ridevamo…
Li cantorë di Carpinë son’ tuttë malandrinë
tuttë lë serë ammaj’ cantannë
Ottobre 2008, suoniamo con i carpinesi a Melbourne, cantiamo le canzoni di Andrea Sacco, non senza dubbi, non senza remore, perchè ogni volta sappiamo senza false modestie di poter accedere solo a una fiammella misera e flebile del mondo sensuale e potente che fu di Andrea. Quando finiamo, Rosa viene dritta verso di me, 90 anni, mi dà del “giovanotto”, e mi dice che le abbiamo ricordato quando le avevano portato a lei la serenata, tanti tanti anni fa. Le chiediamo di dov’è, “di Carpino” mi dice. Allora mi faccio coraggio, le chiedo se si ricorda chi era che le aveva portato la serenata, “certo”, mi risponde, “uno era Rocco Garëbaldë, e l’altro Sbarlagammë, Sbarlagammë figuriamoci me lo ricordo bene, con lui abitavamo nella stessa via, lì vicino via Roma…”, Andrea Sacco Sbarlagammë… mi sembra ancora di sentire la risata contagiosa di zì Andrea.
Li cantorë di Carpinë son’ tuttë malandrinë
tuttë lë serë ammaj’ cantannë
ch’ammë onorà lu duimilë
che le canzonë antichë anna ijë nnantë
Senza mai smettere di guardare indietro
mi hai fatto commuovere..come sono vere le cose che dici sul Sud del Mondo, sull’intrinseco senso della vita, lontano dalla velocità ma molto vicino alle piccole semplici cose, che ci sfugge continuamente di mano, e com’è importante la memoria storica. avete avuto una grande fortuna tu e gli altri di carpino a poter vivere esperienze come questa, ad aver saputo capire ed apprezzare l’insegnamento di Andrea Sacco e anche di tutti gli altri cantori, che magari sono meno brillanti musicalmente di lui, ma di certo sono portavoci di cultura con la C maiuscola comunque. Noi non ci conosciamo personalmente ma da quello che scrivi traspare l’affetto e la consapevolezza di essere stato partecipe di qualcosa di grande. io spero, nel mio piccolo, che questo sensazioni vi accompagnino sempre, che possiate sempre stupirvi della bellezza della vostra e nostra cultura e che questo vi aiuti ad andare avanti sempre come state facendo, a testa alta, e fieri. è un augurio per te, per luciano, per tutti voi che lavorate per il carpino folk e per quelli che verranno dopo di voi, affinchè riescano a mantenere l’integrità e il rispetto che questo paese, la sua cultura e la sua tradizione meritano.
è un gesto piccolo, ma è fatto col cuore.
Stefania Presutto
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mi hai fatto commuovere..come sono vere le cose che dici sul Sud del Mondo, sull’intrinseco senso della vita, lontano dalla velocità ma molto vicino alle piccole semplici cose, che ci sfugge continuamente di mano, e com’è importante la memoria storica. avete avuto una grande fortuna tu e gli altri di carpino a poter vivere esperienze come questa, ad aver saputo capire ed apprezzare l’insegnamento di Andrea Sacco e anche di tutti gli altri cantori, che magari sono meno brillanti musicalmente di lui, ma di certo sono portavoci di cultura con la C maiuscola comunque. Noi non ci conosciamo personalmente ma da quello che scrivi traspare l’affetto e la consapevolezza di essere stato partecipe di qualcosa di grande. io spero, nel mio piccolo, che questo sensazioni vi accompagnino sempre, che possiate sempre stupirvi della bellezza della vostra e nostra cultura e che questo vi aiuti ad andare avanti sempre come state facendo, a testa alta, e fieri. è un augurio per te, per luciano, per tutti voi che lavorate per il carpino folk e per quelli che verranno dopo di voi, affinchè riescano a mantenere l’integrità e il rispetto che questo paese, la sua cultura e la sua tradizione meritano.
è un gesto piccolo, ma è fatto col cuore.
Stefania Presutto
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mi hai fatto commuovere..come sono vere le cose che dici sul Sud del Mondo, sull’intrinseco senso della vita, lontano dalla velocità ma molto vicino alle piccole semplici cose, che ci sfugge continuamente di mano, e com’è importante la memoria storica. avete avuto una grande fortuna tu e gli altri di carpino a poter vivere esperienze come questa, ad aver saputo capire ed apprezzare l’insegnamento di Andrea Sacco e anche di tutti gli altri cantori, che magari sono meno brillanti musicalmente di lui, ma di certo sono portavoci di cultura con la C maiuscola comunque. Noi non ci conosciamo personalmente ma da quello che scrivi traspare l’affetto e la consapevolezza di essere stato partecipe di qualcosa di grande. io spero, nel mio piccolo, che questo sensazioni vi accompagnino sempre, che possiate sempre stupirvi della bellezza della vostra e nostra cultura e che questo vi aiuti ad andare avanti sempre come state facendo, a testa alta, e fieri. è un augurio per te, per luciano, per tutti voi che lavorate per il carpino folk e per quelli che verranno dopo di voi, affinchè riescano a mantenere l’integrità e il rispetto che questo paese, la sua cultura e la sua tradizione meritano.
è un gesto piccolo, ma è fatto col cuore.
Stefania Presutto
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