La Daunia ha tutti gli ingredienti per diventare modello. Una grossa mano per colmare le lacune arriva dal POIn. Come armonizzare le risorse dei Gal e di Area Vasta. Le idee di Ceschin.
La Capitanata deve smetterla di ragionare con il senno di POI(n). L'invito-bacchettata giunge da Federico Massimo Ceschin, esperto di turismo locale e marketing territoriale che a L'Attacco fa un ragionamento generale sullo sviluppo, alla luce dell'incontro tenutosi a Bari per la discussione del POIn, finanziamenti europei mirati a valorizzare gli attrattori culturali, naturali e turistici.
"In questi cinque anni di presenza sul territorio, anche se alterna e incostante, mi sono fatto un'idea precisa" – dichiara Ceschin – "La questione è anzitutto culturale, non solo diffusa ma prima di tutto fra la classe dirigente: occorre smetterla di inseguire modelli di sviluppo altrui e capire che la Puglia, anzitutto la Daunia, ha tra le mani tutti gli ingredienti per diventare un modello. L'intero Mezzogiorno è una grande "spa": un unico enorme centro benessere in grado di rispondere alle esigenze e ai trend più attuali del mercato turistico nazionale e internazionale. Un patrimonio materiale e immateriale immenso e immensamente poco valorizzato. E non mi riferisco solo ai beni culturali ma al clima, alla luce, ai bassi livelli di inquinamento, alla lentezza di rapporti misurati sull'alternarsi delle stagioni, ai prodotti della terra, alla dieta mediterranea e persino la spiritualità dei luoghi e delle manifestazioni che maggiormente indicano un rapporto sacrale tra uomo e ambiente".
L'inghippo sembra essere nello sfilacciamento pubblico-privato. "Molte imprese italiane" – spiega Ceschin – "sono riuscite a diventare protagoniste dei mercati facendo leva sull'inclinazione tutta italiana a produrre sviluppo facendo leva su fattori inusuali quali la bellezza, la tradizione, l’artigianalità, la cultura, il rispetto per la persona e per l’ambiente: un modello economico di competitività fondato sulla qualità che parte dal concetto, coinvolge il dettaglio, agisce sui processi e arricchisce il prodotto di un valore aggiunto unico e irripetibile, proprio come l’esperienza che di generazione in generazione tramanda saperi e sapori locali".
Attualmente vi sono troppi tavoli. "L'organizzazione territoriale dovrebbe fare perno sul livello provinciale o almeno comprensoriale, di Area Vasta. Il territorio è ricolmo di straordinarie bellezze che si presentano come perle di una collana senza filo: stupende, attraenti, di grande potenziale ma sostanzialmente inutilizzabili. A livello provinciale occorrerebbe un patto "inter pares" tra l'Ente territoriale e la Prefettura, la Camera di Commercio, l'Università e le Associazioni di categoria, con quattro o cinque punti all'ordine del giorno: definire le priorità e affrontarle una ad una senza divagare. E poi formare un tavolo permanente con i Comuni, ad un secondo livello, per riverberare gli effetti localmente e puntualmente".
Inevitabilmente il discorso sviluppo non poteva che cadere sul nervo scoperto del territorio, il Gino Lisa. "Anche se personalmente non credo che l'aeroporto possa essere la panacea di tutti i mali del turismo dauno" – chiosa Ceschin – "vi sembra possibile che in ambito di Area Vasta, sebbene siano state ammesse richieste favoleggianti rispetto ai fondi disponibili, non vi sia un solo cenno allo scalo di Foggia? Purtroppo il Gino Lisa è davvero l'evidenza più dolora delle criticità culturali e politiche del territorio. Ribadisco la centralità per le diverse economie del territorio della presenza di uno scalo efficiente. E certamente sarebbe utile anche al turismo: si pensi anche soltanto ai milioni di pellegrini diretti a San Giovanni Rotondo. Mi si consenta però di dire che cercare di individuare un problema per giustificare le debolezze del sistema turistico mi appare piuttosto un alibi. Ci si è mai accorti di quanto sia lontano un aeroporto da Cortina d'Ampezzo? I più vicini sono Venezia e Treviso: in entrambe i casi dovranno affrontare un centinaio di chilometri lungo la Strada Statale 51 "Alemagna", che è meno transitabile del tratto più impervio di costa del Gargano, con il rischio di trascorrere mezza giornata in coda. No, le carenze sono ben altre" – sottolinea – "Invito tutti ad immaginarsi di scendere al Gino Lisa, anche potenziato, magari da linee internazionali low cost, bagagli in mano, famiglia al seguito, stress da viaggio compreso e con grande attesa di scoperta, di emozioni e di esperienze: non troverà mezzi di trasporto pubblico, né uffici informazioni, né interpreti, né guide, né cartine con itinerari chiari. E persino i cartelli stradali non aiuteranno. Per non dire che – orientati a fatica e noleggiata un'auto – si troveranno musei chiusi, chiese inaccessibili, siti archeologici abbandonati, strade panoramiche non transitabili, aree protette inarrivabili ed eccellenze territoriali assolutamente riservate ai residenti. Questo certo non accade sulle Dolomiti".
Una grossa mano per colmare queste lacune arriva dal POIn. "Proprio in questi giorni" – conclude Ceschin – "siamo di fronte ad una delle scommesse più importanti del territorio. In attuazione di quanto previsto dal QSN 2007-2013, tale strumento svilupperà opzioni per circa 20 milioni di euro sul Gargano. L'obiettivo sarà quello di promuovere e sostenere lo sviluppo economico e sociale attraverso la valorizzazione delle risorse naturali, culturali e paesaggistiche. E' una tra le ultime opportunità dell'Obiettivo Convergenza, che dalla prossima stagione si sposterà nei Paesi dell'Est europeo: la responsabilità delle scelte che si attueranno sarà quindi pesantissima: sbagliare oggi significherà rendere inarrestabile l'esodo delle migliori menti e delle migliori energie che già si è tornati prepotentemente a registrare, minacciando il futuro alle radici. Chi deve scegliere scelga, chi deve vigilare vigili…
[ Tratto da L'Attacco di venerdì 18 giugno 2010 – Matteo Palumbo ]
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