
C A R P I N O. Resta in carcere, a distanza di dieci giorni dalla morte di Michele Bramante, la moglie, la 57enne Antonia Russo, nei confronti della quale il magistrato per le indagini preliminari del tribunale di Lucera, Caterina Lazzaro, ha emesso un provvedimento restrittivo ritenendo di aver raccolto elementi sufficienti per sostenere l’accusa di omicidio.Che del decesso del 68enne Bramante, avvenuto la notte tra il 30 e il 31 gennaio, nella sua abitazione in vicolo "Vesuvio", a Carpino, responsabile possa essere stata la moglie, però viene del tutto escluso dai familiari e dalla stessa assistente sociale che, da quattro anni, la seguiva. La signora Russo soffre di disturbi mentali, tant’è che viene seguita dai servizi sociali del Comune di Carpino, patologia che – a loro parere – non può, però, essere assolutamente collegabile alla morte del marito. Michele Bramante era un malato terminale, qualche mese fa era stato sottoposto ad intervento chirurgico per una neoplasia alla gola. Il 20 gennaio era stato necessario accompagnarlo presso Casa sollievo della Sofferenza per la medicazione della ferita da cui continuava a uscire sangue. I medici avevano già programmato il suo ricovero, che sarebbe dovuto esserci in questi giorni.Una coppia che, dopo il trasferimento dei figli, un maschio e una donna, in Germania per motivi di lavoro, viveva in una sorta di simbiosi, anche perchè la signora Russo, oltre a problemi mentali, aveva difficoltà di deambulazione. Certamente, le condizioni del marito avevano ancor più rafforzato tale rapporto, tant’è – ricorda una delle assistenti sociali – che a causa di un abbassamento della voce che, da qualche giorno, aveva colpito il marito, la signora gli preparava latte caldo con il miele. La stessa assistente sociale domenica pomeriggio aveva chiesto l’intervento del 118, dopo essere stata informata dalla figlia della signora, che le telefonava dalla Germania, del decesso del genitore. Certamente saranno i risultati degli esami istologici su parti di tessuto prelevate dalla gola dell’uomo a meglio chiarire la causa del decesso, ma per i familiari e la stessa assistente sociale il fatto che a di stanza di dieci giorni Antonia Russo resti ancora in carcere, non è comprensibile. Quanto poi al fatto che la donna sia caduta in numerose contraddizioni è possibile se pensiamo – spiega l’assistente sociale – alla sua patologia. Infatti, sono stata io stessa a chiederle il perchè non avesse telefonato a nessuno; si è giustificata dicendo che non conosceva il mio numero di cellulare. Altro elemento, il fatto che la casa fosse stata attentamente ripulita, addirittura lavate le pareti, spiegabile – ci dice l’assistente sociale – in quanto, il suo, era quasi maniacale il fatto della pulizia della casa. Quanto poi ai ferri per la lavorazione della lana che sono stati trovati in casa e sui quali, ad un primo esame, non sono state rilevate tracce ematiche, la signora non li usava proprio, preferendo l’uncinetto. Antonia Russo, che continua a chiedere di andare dai figli, in Germania – per l’assistente sociale è più che giustificabile in quanto che con la morte del marito è venuta meno quella sicurezza che le dava il forte legame con il coniuge. Tutto questo – ricorda – l’ho spiegato agli inquirenti già domenica pomeriggio e fino al giorno successivo quando Antonia Russo è stata associata alla casa circondariale del capoluogo, a seguito del provvedimento del magistrato.
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