Vogliate perdonarmi se quanto scriverò su questa morte offenderà talune sensibilità. Sento di doverlo fare.
Prima di tutto porgo le mie condoglianze alla famiglia.
Pare, come dice l’articolo di cui sotto, che abbiano risolto il caso. Le indagini portano inequivocabilmente alla moglie.
Nicola Mitrione qualche giorno fa scrisse che chiunque guardasse nei suoi occhi capiva il disagio che stava attraversando e che in fondo quello che è accaduto è anche colpa nostra.
Condivido in pieno questa visione. Sono anch’io convinto che questo delitto unisce in negativo l’intera comunità carpinese.
Vedete gli investigatori hanno trovato le probabili armi dell’omicidio e le urla della donna avvalorano la tesi accusatoria. Per tutti è stata la moglie.
Se ci fate caso una delle principali cause della morte di molti anziani è una caduta. Ma siamo proprio sicuri che sia cosi? Siamo proprio sicuri che la caduta abbia chiamato la morte?
Io penso proprio di no, penso che sia la morte a causare la caduta e a portarsi i nostri affetti.
Anche nel giallo di Carpino le cose sono andate cosi. Il tumore, l’arma, la donna sono la caduta di cui si è avvalsa la morte per portarsi via Michele Bramante.
Ma Michele non era anziano. Chi ha convocato la morte?
Michele Bramante era un piccolo uomo che parlava con un filo di voce per non distrurbare. Lo ricordo al Bar di mio padre a chiedermi verso le ore 20 della calura estiva una Birra. Non era come gli altri clienti. Michele Bramante non voleva dare fastidio a nessuno. Mi guardava negli occhi, Nicola quanto hai ragione, e quando gli sguardi si incrociavano alzava la mano con le sue mille lire e chiedeva la sua birra. Gliela prendevo, gli portavo anche il bicchiere, ma lui lo rifiutava, metteva il dito nella canna della bottiglia e la faceva scoccare. Poi mi guardava come un bimbo, mi sorrideva e sempre con quell’atteggiamento di chi non vuole fare danni, alzava il gomito è si beveva quella birra.
Spero che nella sua vita Michele Bramante abbia avuto molte altre gioie, ma l’impressione che avevo era che in quel momento lui si gustava il suo momento di gloria, il suo riscatto sociale.
Di Michele Bramante ricordo che non mi accorgevo quando arrivava e non mi accorgevo quando non c’era più. Ma se mi capitava di guardarlo negli occhi capivo subito che aveva bisogno di essere ascoltato.
Non lo feci. Se qualcuno gli rivolgeva la parola spesso era la persona sbagliata.
Era un uomo solo che soffriva in silenzio.
Sono certo che se ci fossimo fermati un attimo ad ascoltarlo Michele Bramante starebbe ancora con noi.
Ciao Michele Bramante piccolo uomo umile di Carpino.
Signor Sindaco, per Michele Bramante, le chiedo la cortesia di far verificare quanti casi di morte ci sono a Carpino a causa dei tumori. In particolare di verificare se il numero è nella media locale e nazionale. Se ci sono delle anomalie. Se i carpinesi possono stare tranquilli oppure se occorre prendere dei provvedimenti per la pubblica sicurezza. La ringrazio.
A distanza di cinque giorni si è finalmente composto il puzzle di indagini in merito all’uccisione di Michele Bramante, il pensionato di Carpino sgozzato all’interno della sua abitazione. I carabinieri avevano fermato la moglie dell’uomo, Antonia Russo, fermo poi convolidato dal Gip del tribunale di Lucera. Intorno a lei, infatti, si sono mosse le indagini. Domenica scorsa, giorno del delitto, i primi ad intervenire sul posto, dopo la telefonata dei figli della coppia che risiedono in Germania sono stati i sanitari del 118. Nella tarda serata, però, è stato richiesto l’intervento di un medico legale che ha constatato il decesso da ‘azione meccanica’ e non come si era sospettato in un primo momento da emorragia dovuta all’esplosione di una vena all’altezza della gola, dove l’uomo due mesi prima subì un intervento per un tumore. La scena del crimine è apparsa sin da subito poco chiara; la stanza, così come le pareti, erano state completamente ripulite da eventuali tracce di sangue. Poi, a seguito di una perquisizione, i carabinieri hanno recuperato la camicia da notte della donna, macchiata di sangue ed una sciarpa in lana completamente intrisa, probabilmente utilizzata dalla Russo, sostengono gli inquirenti, per tamponare la ferita alla gola del pensionato. Inoltre, immediatamente dopo il delitto i militari hanno anche sequestrato in casa dei due coniugi un paio di forbici e dei ferri utilizzati per lavorare la lana. Secondo gli stessi, queste potrebbero essere le probabili armi dell’omicidio. Inoltre la donna ha dichiarato versioni contrastanti in merito alla ricostruzione dell’accaduto, che non hanno affatto convinto gli investigatori che, pertanto, ne hanno disposto il fermo. Inoltre la pensionata chiedeva di continuo di poter raggiungere i figli in Germania. Particolare che, dicono i carabinieri, avvalorerebbe la tesi accusatoria nei suoi confronti.
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Delitto di Carpino, gli stava grattando la ferita alla gola: le sono sfuggite le forbici
Già in stato di fermo la moglie. In lavatrice i vestiti sporchi di sangue.
Sembra sia stato definitivamente chiarito il giallo della morte di Michele Bramante, 77 anni, trovato privo di vita nel letto della sua abitazione. La moglie Antonia Russo di 56 anni avrebbe cercato di alleviare il prurito al collo di suo marito provocato da una grave infezione forse utilizzando delle forbici o un altro oggetto metallico appuntito. Quello che poteva sembrare un gesto d’aiuto si è rivelato invece fatale per l’uomo.
L’accusa della donna potrebbe essere dunque di omicidio preterintenzionale o colposo. I carabinieri hanno recuperato nella lavatrice dell’abitazione una camicia da notte della donna macchiata di sangue e una sciarpa che Antonia Russo potrebbe aver utilizzato per tamponare l’emorragia di suo marito.
Una circostanza alquanto singolare ma giudicata credibile dagli inquirenti. Una vicenda che ha impegnato le forze dell’ordine nel chiarire un quadro della situazione che all’inizio sembrava banale. L’uomo venne trovato lunedì dagli agenti in una pozza di sangue. Accanto a lui la moglie in stato di shock.
Sembrava fin dall’inizio che fosse stato ferito alla gola con un punteruolo. Bramante, due mesi fa si era sottoposto a un delicato intervento chirurgico alla gola per un tumore. All’inizio gli inquirenti ipotizzavano che la ferita potesse essersi infettata. L’allarme lo diedero i figli del 67enne che abitano in Germania.
L’uomo viveva proprio con la moglie, una donna di 56 anni. Dopo il primo intervento degli operatori del 118, che hanno constatato la morte sua morte, è intervenuto il medico legale che sospettava come il decesso fosse sopraggiunto con un colpo alla carotide inferto con un punteruolo. In base agli ultimi sviluppi sembra proprio che sia stato il colpo di forbici inferto dalla donna.
..vorrei capire se è un omicidio o qualcos’altro…non è chiaro
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