Lo ricordate il video che ha ritratto l’esecuzione a Napoli del boss di camorra? Il tipo con il cappellino che entra nel bar, simula una visita all’interno, esce, si avvicina alla vittima e, dapprima lo fredda alle spalle per poi finirlo con un colpo alla nuca. Il video delinea i contorni di un noto camorrista e ad oggi è ignota la ragione vera della pubblicizzazione del video. Che senso ha mostrare il video che ritrae un pregiudicato?
Il tizio con il berretto che dopo l’esecuzione si allontana con il ghigno sorridente sembra abbia commesso il tutto per la modica somma di Euro 500/00. Tanto vale una vita. In tempo di crisi non è tanto e non è neanche poco.
Nei giorni scorsi alcuni amici mi hanno riferito, con tono confidenziale medio, che, nel corso della manifestazione correlata al consiglio comunale del 1 aprile – quella che ha sancito la disponibilità del Consiglio Comunale di San Nicandro Garganico a conferire la disponibilità ad ospitare un impianto complesso per la gestione dei rifiuti – alcuni giovani manifestarono il proprio dissenso in cambio di denaro. In quell’occasione – lo ricordo per la condivisione di un senso istituzionale che dovrebbe essere comune – un sindaco non riuscì ad intervenire in consiglio comunale e tanta bella gente decise, nel momento dell’approvazione del deliberato, di scattare foto con il telefonino e lanciare bordate di ululati in direzione dei consiglieri comunali che approvavano l’accapo.
Il soprano lo fece per la modica somma di Euro 200/00; le comparse per Euro 50/00. Il soprano e le comparse hanno nome e cognome, sono noti; sono altrettanto noti gli erogatori di denaro.
A margine delle ragioni e dei torti, dei dubbi e delle ragioni, vorrei che su questo elemento iniziasse una riflessione forte, aperta, franca, per giungere alla condivisione di un codice etico che dovrebbe portare i partiti politici ad aborrire la violenza – foss’anche quella verbale – e a non coinvolgere nella militanza e nelle manifestazioni gente pregiudicata e che delinque ovvero che occupa illegalmente beni comunali.
I nove capodogli arenati sulle spiagge del Gargano qualcosa la dicono. Sono il simbolo di un mondo che non ancora ha trovato la sua rotta, la sua strada. Segno dei tempi. Ci parlano dello smarrimento e della deriva. Parlano anche di compassione e della resistenza. Due di loro, come le anatre di un pezzo da dio di Guccini, hanno preso il largo.
Costantino Squeo, sindaco di San Nicandro Garganico
da garganonews.it
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