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Canti di miniera, d’amore, vino e anarchia al Carpino Folk Festival

Il tour con il coro di lavoratori del paese sulle pendici del monte Amiata

Cristicchi porta in scena i minatori
Canti e storie di mondi scomparsi

Canzoni e monologhi per recuperare il repertorio della tradizione locale
di RITA CELI da Repubblica.it

Cristicchi porta in scena i minatori Canti e storie di mondi scomparsiROMA – "Canti di miniera, d’amore, vino e anarchia" è il titolo del nuovo spettacolo di Simone Cristicchi, costruito insieme al coro dei Minatori di Santa Fiora, 14 elementi tra i 19 e gli 81 anni, sul palco con lui nel tour estivo che nelle prossime settimane girerà l’Italia. Il cantautore che incantò il festival di Sanremo nel 2007 vincendo a sorpresa con Ti regalerò una rosa, brano scaturito dall’incontro con malati di mente e da ricerche sui manicomi, ora ha scoperto i minatori, le cui condizioni di lavoro hanno profondamente influenzato la vita e la cultura dei paesi intorno alle miniere. "La malattia mentale esiste da sempre, è stato duro emotivamente ma è stato facile trovare qualcuno che abbia vissuto in manicomio, mentre è raro trovare qualche minatore ancora vivo", sottolinea Cristicchi che, tra una data e l’altra del tour si chiude in studio per registrare il nuovo disco.

Lo spettacolo di Simone Cristicchi farà tappa il 31 luglio a Zevio (Verona), il 2 agosto a Santa Fiora (Grosseto), il 6 al Carpino Folk Festival (Foggia), l’8 a Prati (Torino), il 10 ad Ascoli Piceno, il 5 settembre a Dogliani (Cuneo). Quella in casa del 2 agosto sarà una serata speciale per il coro, che vedrà tra gli ospiti sul palco anche Andrea Camilleri, da anni frequentatore estivo della località, e Laura Morante, che invece è nata a Santa Fiora.

"Ho conosciuto il coro di minatori grazie a un amico che mi ha portato a Santa Fiora, paese sulle pendici del Monte Amiata – racconta il cantautore romano – La prima volta li ho sentiti cantare in una cantina: sono rimasto folgorato e mi è venuta subito l’idea di portarli su un palco vero davanti a un pubblico più vasto. Così è stato, abbiamo costruito insieme lo spettacolo cantando le loro canzoni alternate a monologhi sulle loro storie".
Cristicchi ha cominciato un lavoro di ricerca e di recupero di questo repertorio di canzoni tradizionali che vengono tramandate oralmente e che sono strettamente legate alla vita dei minatori. Contrariamente al buio e alla fatica delle loro condizioni di lavoro, i canti sono allegri e variopinti, come i giorni di festa in cui venivano eseguiti.

"Alla ricerca musicale si è affiancato il tema della memoria – prosegue – incontrando le persone e i parenti dei minatori, morti sempre troppo giovani. Alla fine è diventato uno spettacolo di teatro e canzoni, che ha acquisito un valore civile e sociale perché racconta lo sforzo dei minatori che hanno contribuito a ricostruire l’Italia nel dopoguerra".

"Ho incontrato molte persone, ho visitato altre miniere, anche in Sardegna" dice Cristicchi, diventato un esperto. "Il coro in particolare ha contribuito raccontandomi storie e aneddoti, ora riportati nei monologhi in cui cerco di dire al meglio e con le loro parole quello che era il loro mondo. Ho voluto che restassero così come li ho visti in quella cantina, perché hanno un modo naturale di stare sul palco, con una semplicità e una purezza che sono la forza dello spettacolo".

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