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I passi delle onde (Gargan Paz ‘75) di Michele Robusto

Per una strana interferenza, chiedendo ad Andrea cosa pensi del suo Gargano, risponde inaspettato da una radio Rino: “Chi cerca il petrolio, chi dipinge ad olio, chi chiede un lavoro, chi tira le reti, chi suda il salario, chi ama l’amore, chi sogna i milioni, chi gioca d’azzardo, chi ha in tasca un miliardo, chi tira la bomba, chi nasconde la mano, chi gioca coi fili, chi ha fatto l’indiano, ma il cielo è sempre più blu”.
Estate del 1975. Senza benzina, ma i tornanti (ombrati) tra Rodi e Peschici con il vento in faccia. Ogni tanto si supera qualche mulo con la sua soma antica. Una fermata al trabucco di Montepucci, poi Peschici: caschi di pomodori su sfondo bianco calce. Scorciatoia e già a Vico e in Foresta Umbra. Sempre a riserva.
Andrea Pazienza, il suo genio e la sua riflessione estiva. Diceva di essere nato a San Menaio e, a vent’anni dalla sua scomparsa, gli sarà dedicato quel lungomare e la grande mostra Un’estate Saint Mnà: spiagge contigue e le altre bellezze del Gargano dal 19 luglio al 30 agosto a Palazzo della Bella di Vico. Ideata da Michele Afferrante e Filippo Mauceri, presenterà tavole originali, quadri di viste suggestive, disegni fatti da Paz per gli amici durante i soggiorni estivi. Inediti di quell’immaginazione libera e senza schemi che affascinò anche Fellini. Inoltre, fotografie originali scattate da Gino Nardella nel 1975: ritratti di Pazienza a Peschici. Parallela, dal 20 luglio, una mostra fotografica di Isabella Damiani su Andrea, negli spazi di Villa Santo Vito a San Menaio. E ancora foto di Vanni Natola, Luigi Damiani, Enrico Pazienza, padre di Andrea.
A corredo degli eventi un esclusivo catalogo, edizioni Fandango. È il 1975: Montepucci verdeggia, il sole batte. Ogni cosa a posto suo, tranne i carri armati comunisti che invadono San Severo. Paz si da alla macchia per una personalissima Resistenza sul Gargano. Ora la striscia è completa: immaginazione, tratto a china, bianco e nero, colore, fotogrammi di Andrea e musica di Rino, con odore di Gargano. Erano i ‘70, e Gianna già difendeva il suo salario dall’inflazione.

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