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Incremento del Turismo Culturale in Italia: +7%

Rapporto Federculture: nel 2006 presenze in aumento, ma nonostante  l’elevata remuneratività, alcuni studi parlano di entrate pari a 15/18 volte le spese sostenute (per ongi 100.000,00 di spesa si produce 1.800.000,00 di entrate), sono a rischio proprio gli investimenti nel Turismo Culturale.
Il Belpaese registra, nel 2006, un incremento del turismo culturale: 22 milioni di stranieri hanno visitato l’Italia, con un aumento del 7 per cento rispetto all’anno precedente. "Regina" delle città d’arte resta Roma, che si aggiudica un primato da 18 milioni di visitatori e batte la Berlino dei Mondiali. Va tuttavia segnalata l’altra faccia della medaglia, cioè l’impatto negativo del turismo di massa e la mancata tutela del paesaggio.

Discussione

Un pensiero su “Incremento del Turismo Culturale in Italia: +7%

  1. Avatar di Sconosciuto

    Giovani. I principali protagonisti della cultura made in Italy sono i giovani tra i 14 e i 29 anni: non solo fruitori, ma anche “creatori” di cultura. I ragazzi fanno incetta di mostre come di danza, di cinema, teatro o concerti. Molta meno attenzione la dedicano alla musica classica e alla lirica. Il freno principale al consumo culturale, secondo l’86,7 per cento, sta nel suo costo: una diminuzione del prezzo di biglietti sarebbe salutata con un’ulteriore crescita. Vengono chiesti inoltre, dagli under 30, maggiori sostegni alla produzione culturale giovanile: un ragazzo su tre si dedica infatti a qualche attività artistica. I servizi più necessari, secondo i diretti interessati, sono occasioni e spazi per dare visibilità alle opere giovanili, un supporto informativo, agevolazioni economico-fiscali.
    Infine, la classifica degli eventi culturali che nel 2006 sono stati più apprezzati e seguiti: le Olimpiadi della Cultura di Torino (10-19 marzo) che hanno registrato quasi mezzo milione di presenze, la Fiera internazionale del libro con 300mila visitatori (sempre all’ombra della Mole, 4-8 maggio), il Festival della scienza di Genova e la Festa del cinema di Roma. Sul podio delle mostre più amate, “Gauguin e Van Gogh” a Brescia, “Antonello da Messina” a Roma, “Caravaggio e l’Europa” a Milano.
    Già nel 1766 Leopold Mozart aveva intenzione di venire in Italia da Salisburgo per trovare una sistemazione al giovane figlio Wolfgang. Il nostro Paese, dunque, anche a quel tempo rappresentava un sogno perché altrove, e persino nella stessa Austria, con una paga di 350 fiorini all’anno, con la musica non si riusciva a sbarcare il lunario. Oggi il mondo della musica in Italia sta riscoprendo, dopo un periodo di marginalizzazione, il proprio valore comunicativo, formativo e socializzante, e attraversa una fase di revisione dei modelli organizzativi e gestionali finora adottati. Si trova, inoltre, a dover affrontare problemi nuovi, come quello del ruolo dell’innovazione tecnologica, ormai funzionale alla sua stessa diffusione. In questa fase di incertezza per il futuro della musica, un autore di fama mondiale come Sting, ad esempio, ha riscoperto nel suo ultimo cd la forza di un autore nato nel Cinquecento, John Dowland. Questo a conferma che la musica è un linguaggio universale e naturale che, nella carenza dei contenuti che esprime, riflette anche la stessa crisi politica, sociale, psicologica dell’umanità di oggi. Se la musica, dunque, è trasversale rispetto alle percezioni di ciascuno, anche i generi musicali sono distinti artificialmente, perché il pubblico è perfettamente in grado di attraversare i confini tra uno e l’altro, senza riconoscere barriere. Dal folk al jazz alla tradizione popolare, e persino alla produzione classica contemporanea, assistiamo oggi a continue contaminazioni e sperimentazioni.
    Riscoperta, dunque, della musica in genere e in particolare della musica classica, per anni relegata ad un consumo d’élite, mentre essa non è soltanto la ricerca della perfezione estetica, del professionismo. È anche partecipazione emotiva, che è più ampia e profonda se l’esecuzione del solista o dell’orchestra riesce a raggiungere i livelli più elevati nel trasmettere quella emozione che è nella verità stessa della musica, in particolare se suonata dal vivo, e nell’immaginario del pubblico. Così si spiega la grande partecipazione, anche nel 2006, ai concerti e agli spettacoli dal vivo nelle piazze, come nei teatri e negli stadi. Si cerca il rapporto diretto con i musicisti per ciò che essi esprimono dal palco e per quanto comunicano, in modo immediato, attraverso la vibrazione delle note e delle parole. Ma anche gli artisti vivono questa intesa emotiva.
    La loro trepidazione e la paura degli artisti quando salgono sul palcoscenico non viene meno neanche dopo mille concerti e non abbandona neanche i più grandi esecutori, come Maurizio Pollini, Glenn Gould o Martha Argerich. Molti la fanno risalire a Franz Listz, compositore e pianista virtuoso che trasformò il concerto solistico in esibizione, sfida, competizione, spettacolo. Se pensiamo a questo bagaglio non solo virtuosistico, ma anche umano ed emotivo che la musica porta con sé, non possiamo che concordare sulla necessità di salvare questa espressione artistica dai problemi organizzativi che oggi la attanagliano. Questo perché, come abbiamo detto, l’offerta culturale e, nello specifico, musicale, influisce in modo determinante sui consumi e sull’accesso alle diverse proposte immesse sul mercato.

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    Pubblicato da festival | giugno 25, 2007, 1:58 PM

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