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IL GARGANO RALLENTA IL SALENTO VOLA di FRANCESCO MASTROPAOLO
Un’equazione non aritmetica, bensì il dato incontestabile che la forbice tra le due aree geografi che s’allarga sempre più. Da una parte, il Gargano che sembra aver perduto lo smalto di una volta, e un Salento che si propone potendo contare su una strategia di mercato che gli consente di ricevere attenzioni da parte di un movimento turistico che, insieme alla bellezza dei luoghi, sta scoprendo anche l’appetibilità di un pacchetto-turistico a dir poco interessante.
A questo punto, interrogarci sul perché il Gargano ha un respiro corto, porci tante altre domande per capire e spiegare i motivi per i quali la Montagna del sole non è più tra le mete ambite dal popolo vacanziero, non può e non deve essere una semplice esercitazione intellettuale, ma qualcosa di più sentito e profondo in quanto in gioco ci sono interessi vitali per questa nostra terra e per le sue comunità.
Buttare alle ortiche quanto di buono è stato fatto in questi decenni sarebbe un errore imperdonabile, ma altrettanto preoccupante sarebbe se facessimo fi nta che tutto va bene e che, quello che stiamo vivendo, è soltanto un momento negativo dovuto ad una congiuntura che non colpisce soltanto il Gargano, ma l’intero settore turistico.
Non pensiamo che possa essere questa la strada da seguire, e non perché c’è stato il 24 luglio 2007, ma per la semplice ragione che signifi cherebbe soltanto nascondere la testa sotto la sabbia, in poche parole, rinviare la presa di coscienza, aggravandone così lo stato di difficoltà in cui oggi si dibattono gli operatori del settore.
Il campanello d’allarme è stato suonato, nelle settimane scorse, dall’assessore provinciale al turismo, Giuseppe de Leonardis, il quale, senza giro di parole, ha detto con molta chiarezza che occorre rilanciare il turismo in Capitanata, turismo in provincia di Foggia che è tutt’uno con Gargano e Subappennino.
Se dal massimo osservatorio provinciale vengono riferiti dati allarmanti riguardanti, essenzialmente, il calo di interesse da parte dei turisti, vuol dire che c’è preoccupazione per lo stato di salute di una delle voci di bilancio che, oggi, evidentemente, non garantisce occupazione e crescita del prodotto.
Nessuno può negare che, da qualche tempo, si fa fatica a capire in quale direzione stia andando il Gargano: in stato di sofferenza il turismo balneare, né sta meglio quello artistico-culturale; regge il movimento religioso che, però, rimane fermo all’itinerario classico San Giovanni, Monte Sant’Angelo, augurandoci che, comunque, questo trend positivo continui; lo stesso parco nazionale del Gargano, a tutt’oggi non rappresenta ancora il valore aggiunto che avrebbe potuto e dovuto dare la spinta giusta per garantire uno sviluppo ordinato e con prospettive di crescita e, soprattutto, di qualità della vita.
Non è certamente nostra intenzione voler far pendere il piatto della bilancia dalla parte del pessimismo, piuttosto, chiediamo che si faccia una seria e autentica rifl essione, prima che sia troppo tardi.
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