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tarantella del gargano

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La festa di Melbourne al Glenroy con l’Associazione Culturale Pugliesi

La Settimana della Cultura Pugliese in Australia

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La Regione Puglia, Assessorato alla Solidarietà

in collaborazione con

Associazione Culturale Carpino Folk Festival & Federazione Pugliesi Australiani

e con il Patrocinio dall’Assessorato al Turismo della Regione Puglia

 

presentano

 

  La Memoria Storica della Puglia e dei Pugliesi nella Musica Popolare del Gargano

Moreland, Melbourne Australia dal 20 al 26 ottobre 2008

 

 

 

Oggi non si usa più cantare, ma cantare in passato svolgeva un’importante funzione umana tra le più normale e quotidiane.

Non si cantava solo davanti ad un pubblico per eseguire un brano. Cantavano un po’ tutti, dovunque e nelle più disparate occasioni: di mattina, di giorno e di notte; in casa, per strada e durante i lavori.

Innumerevoli sono le testimonianze di come sul lavoro, il canto aiutasse a supportare le fatiche. Spesso lo strumento di lavoro se di tipo percussivo, scandiva un ritmo musicale. Si pensi agli spaccapietre. I picconi formavano degli archi sopra le spalle dei cantori, il solista dava inizio al canto con il manico sul piccone che gli volteggia tra le mani e con l’acciaio che luccicava nel sole. Gli uomini grugnivano mentre i picconi mordevano le rocce, poi le voci si univano all’unisono.

Si chiamava “la voglia di cantate”, quello stimolo primordiale ad esprimersi vocalmente più o meno connaturale all’uomo. Quel qualcosa in forte vibrazione che partiva dalla fronte e coinvolgeva il naso, la mandibola, i denti, la gola e giù per il petto fino alla pancia. Tutto il corpo partecipava a questa emissione di suoni che tendevano a sublimarsi e che forse corrispondevano al canto dell’uccello o ai versi degli animali in genere, a loro quanto quei versi non erano dettati solo dai più immediati bisogni, ma erano l’espressione di tutta una serie di sentimenti.

Tutto veniva cantato, ogni espressione, ogni conoscenza, ogni avvenimento, ogni sentimento. Canti d’amore, canti di sesso (onnipresenti nei versetti anche se celati), canti di vino, di ebbrezza e di festa. Canti blasfemi, profani, di religione e pagani. Malocchi, scongiuri, magie, favole, credenze, miti e gesta epiche. E la natura quando è benigna e quando è maligna. E gli animali e la loro simbologia.

 

Scarica Programma

 

Antonio Basile

Ufficio Stampa

Associazione Culturale

Carpino Folk Festival

www.carpinofolkfestival.com

Una canzone poveredda, di poveriddi e per poveriddi …

‘LA SCORDANZA’ DI BEPPE LOPEZ
Editore
: MARSILIO
Pubblicazione: 09/2008
Numero di pagine: 378

articolo a cura di Antonio Basile

Niudd’ se le ricorda, mo, le ultime tre volte che invece si è mettuto a piangere, qualche mese apprima di venirsene qua.
La prima fu a Carpino. Sì a Carpino, sopr’al Gargano.
Quante volte che l’avevano sentuta insieme, lui e Saverin’, la Tarantella di Carpino, la canzone più bella, la melodì più accorata, la musica più addolorata, la voce più struggente, il ritmo più soave di cui rècchia umana abbia mai goduto. No, non quella della Nuova Compagnia di Canto Popolare o quella di Musicanova. No. Quella è robba di recupero. Ma proprio la Tarantella registrata dal vivo, il trenta dicembre del 1966, da Roberto Leydi e Diego Carpitella a Carpino (Foggia, Puglia): canto e chitarra battente di Andrea Sacco, più le due chitarre francesi di Michelantonio Maccarone e Gaetano Basanisi, e le castagnole di Rocco Di Mauro. Quel dì Andrea e i compagni suoi avevano semplicemente cantato e sonato, come cantavano e sonavano a ogni serenata, a ogni sponsalìzio, a ogni festa paisana. Solo che quel trenta dicembre del 1966 ci stava un registratore. E solo per questo fatto avvenette il miracolo. Quella che era stata per secoli una canzone poveredda, di poveriddi e per poveriddi diventò un monumento, una delle sette meraviglie del mondo che da sola giustificherebbe l’esistenza dell’Unesco, l’aria più celestiale, la ballata più ammagagnata, la poesì più misteriosa, le strofe più arabescate, il ritornello più strascicato, l’intonazione più affatturata che fantasì umana potesse immaginare e alla quale polmone, cannarile, lengua e bocca umana potessero dare fiato.
Il trentatré giri che la conteneva (I Dischi dell’Albatros, Vedette Record, Italia vol. 1, I balli, gli strumenti, i canti religiosi, antologia a cura di Roberto Leydi) era quello più strutto di tutta la collezione sua, che pure ne vantava di capolavori. Da quando Saverin’ teneva appena tre mesi, sino all’ultima volta che stette con lui, apprima di scìrsene a Bologna – che ne teneva oramà ventitré di anni – se la sono sentuta cento, mille, diecimila volte la Tarantella cantilenata da Andrea.
E che gli va a capitare, quando se ne stava già a solo a solo come una mummia dentro a quella grande casa di campagna? Gli va a capitare che un compagno, Alberto, l’ultimo che si ostinava a tentare di tirarlo fuori da quella depressione, gli domandò se volesse accompagnarlo a Rodi Garganico …

Beppe Lopez nato a Bari nel 1947 ha cominciato a scrivere sui giornali, da giovanissimo, nel 1963. E’ iscritto all’Ordine dei giornalisti dal 1968. E’ giornalista professionista dal 1976. E’ stato per vent’anni giornalista parlamentare. Si occupa in particolare di politica interna, di informazione e comunicazione, di progettazione e gestione editoriale, e di giornali locali.
Ha pubblicato inchieste, note e commenti sulle più importanti testate italiane, fra le quali (in ordine cronologico): l’Avanti! e Mondo Operaio diretti da Gaetano Arfè, Il Giorno diretto da Italo Pietra, Tempo illustrato e Affari economici diretti da Nicola Cattedra, Il Ponte diretto da Enzo Enriques Agnoletti, Il Mondo diretto da Antonio Ghirelli, Abc, il Corriere dello Sport, SettimanaTv (1974-75), la Repubblica, il Manifesto, l’Unità, Numero Zero, Galassia, Prima Comunicazione, Il Mattino, La Gazzetta del Mezzogiorno, La Sicilia, Liberazione, Left, ecc.
Negli prima metà degli anni Settanta, è capo ufficio stampa del Consiglio regionale pugliese per l’intera legislatura costituente (1970-75). Dirige Cronache delle Regione Puglia e dal 1973 al 1982, con Beniamino Finocchiaro, Politica e Mezzogiorno (La Nuova Italia Editrice). Cura la collana “Socialismo e cultura" della Dedalo.
Nella seconda metà degli anni Settanta, si trasferisce a Roma. Partecipa come cronista di politica interna alla fondazione di la Repubblica diretta da Eugenio Scalfari (1975-79). Fonda e dirige il Quotidiano di Lecce, Brindisi e Taranto (1979-1981), realizzando una formula di successo che avvierà la modernizzazione dei giornali locali.
Negli anni Ottanta, è inviato ed editorialista del quotidiano Il Globo, diretto da Michele Tito (1982). Si dedica ad attività di consulenza e progettazione editoriale, con particolare attenzione al mercato regionale dell’informazione (tra il 1984 e il 1985 partecipa, fra l’altro, come direttore editoriale alla nascita di due nuovi quotidiani in Calabria e Campania).
Dal 1989 al 1997 dirige la Quotidiani Associati, la più importante agenzia italiana di servizi giornalistici (Il Mattino, La Gazzetta del Mezzogiorno, La Sicilia, l’Unione sarda, Il Secolo XIX, Il Gazzettino, ecc.).
E’ fondatore e direttore del primo quotidiano lucano La Nuova Basilicata (1998-99). Fra il 2002 e il 2005 cura, per Liberazione, un osservatorio quotidiano di critica dell’informazione.

La ‘scordanza’ di Niudd e il ‘senza radici e senza memoria di se’ di un pugliese di Bari emigrato a Roma.
Niudd’ appartiene a una generazione di italiani, nati fra gli anni Quaranta e Cinquanta, che ha attraversato una esperienza storicamente inedita e irripetibile.

Una generazione che ha compiuto un primo passaggio epocale, attraverso il Sessantotto, da un Paese arcaico, innocente e autoritario, a un Paese moderno, in fase di smaniosa «liberazione individuale e collettiva». E poi un secondo, definitivo passaggio, negli anni Ottanta, da un Paese che aveva perso l’innocenza a una società in profonda crisi morale, sociale e politica. Senza radici e senza memoria di sé. Ubriaca di scordanza

Per inseguire i suoi miti e le sue ambizioni, Niudd’ emigra da Bari a Roma per fare il giornalista politico, partecipando a quel clima in cui la liberazione veniva vissuta in prima persona. Tanto per cominciare, nei rapporti professionali e nei rapporti d’amore e di sesso. In quel clima, dopo un paio d’anni dalla nascita di sua figlia Saverin’, Niudd’ sfascia, come da copione, il suo matrimonio con Iagatedd’, la ragazza che per amore lo aveva seguito nella capitale.

Nel 2000 torna nella sua città, nel Sud, nella casa in cui era cresciuto, in attesa di rivedere la figlia. È la seconda parte, "Ritorno": la delusione, la sconfitta, il dolore.
È un romanzo, pieno. Anche amaro. Scritto con una lingua anch’essa piena, di echi dialettali, di espressioni di gergo. Di passato. Una lingua che sa di antico.

Teresa de sio e la tarantella di Carpino

La Memoria trasmessa dai talenti di Puglia

Progetto memoriaCon il Progetto Memoria l’Apulia Film Commission punta sull’entusiasmo e la creatività di giovani filmaker finanziando la produzione di cortometraggi, documentari o di fiction, selezionati tramite concorso, relativi a personaggi, eventi o luoghi particolarmente significativi della Puglia del ‘900 e che hanno contribuito a definirne identità e storia.

Le tracce in concorso sono state definite da un prestigioso Comitato Scientifico, composto da Vito Amoruso, Silvio Danese,  Gianni Donno, Raffaele Gorgoni, Alessandro Laterza, Vito Antonio Leuzzi, Domenico Mennitti. I temi selezionati esaltano le sfumature di un’identità regionale complessa: la vita nei/dei porti (Arrivi e partenze), gli aspetti economici, sociali e culturali di una Puglia che produce (La via del Tabacco, L’acciaio e i Due Mari), gli scambi e le condivisioni di idee e merci (Orientarsi – La Fiera del Levante), il folclore e l’innovazione (Fuochi d’artificio), il volto della Puglia che cambia (Storie di frontiera, Brindisi non è un monumento), il “miracolo” di Padre Pio (Sulla montagna sacra), la musica che attraversa il tempo e lo spazio (Musica Popolare / World / Taranta), le storie e le imprese di uomini straordinari: dagli esordi alla politica dello statista (Aldo Moro è stato giovane) alle gesta atletiche della Freccia del Sud (Miti moderni – Pietro Mennea).

Il concorso è riservato a  giovani registi nati o residenti in Puglia, di età compresa tra i 18 e i 35 anni; i progetti filmici devono essere presentati in collaborazione con un’impresa di produzione italiana, europea od extraeuropea. L’Apulia Film Commission finanzierà integralmente la produzione dei migliori progetti, valutati e selezionati da un’apposita Commissione giudicatrice.

I corti realizzati costituiranno il primo nucleo di un archivio audiovisuale della storia pugliese e saranno utilizzati per veicolare un’immagine della Puglia dinamica e attrattiva.

Il termine ultimo per presentare i progetti è il 15 ottobre 2008.

L’Associazione Culturale Carpino Folk Festival si rende disponibile a collavorare con chi dovesse decidere di realizzare cortometraggi, documentari o di fiction riguardanti la tradizione musicale popolare del Gargano

Per informazioni progettomemoria@apuliafilmcommission.itwww.apuliafilmcommission.it

Ufficio Stampa Associazione Culturale Carpino Folk Festival – Antonio Basile

Presentazione 2008 – Tutti gli Eventi sono ad Ingresso Libero

Carpino Folk Festival ‘08

Una valanga di artisti sta per scendere nuovamente sul Gargano questa estate per l’annuale festival della musica popolare e delle sue contaminazioni.

Presentazione per la Stampa

Giunto alla sua 13a edizione, la nove giorni di festa si annuncia ricca di esibizioni dal vivo originali e piene di energia per esortare nuovamente ad esplorare la ricchezza e la diversità musicale tradizionale e neo-tradizionale.  

Una popolare e contemporanea avventura artistica

Fondato nel 1996 da Rocco Draicchio, il Carpino Folk Festival è oggi uno dei più importanti eventi della musica popolare d’Europa.

Ogni anno nel mese di Agosto, Carpino diventa una città-teatro che accoglie decine di migliaia di amanti di musica tradizionale di tutte le età. Il suo leggendario spazio è "Piazza del Popolo", il cuore degli spettacoli all’aperto. Gli spettatori, spesso in vacanza e lontani da casa, trascorrono diversi giorni a Carpino per vedere gratuitamente alcuni dei concerti in calendario; la maggior parte di loro partecipa alla performance dei propri idoli e balla con loro creando una originale alleanza. Carpino Folk Festival è soprattutto uno stato d’animo, una festa popolare dove gli spettatori/attori per una settimana frequentano gli stessi eventi, discutono e condividono le loro esperienze di vita e di cultura.

Il Carpino Folk Festival 2008 vuole essere sobrio e prezioso di espressioni musicali, sedentarie o vagabonde, a volte tumultuose, vuole anche essere libero di sperimentare e di rimanere fedele.

 

Nato per omaggiare i Cantori del Gargano col fine di valorizzarne i suoni tramandati di generazione in generazione, le tecniche musicali sviluppate con attenzione e i ricordi vivi e sottili, spesso complessi, a volte epidermici… per preservare e trasmettere la conoscenza, rituale e tradizionale, incorporata nella memoria di quest’angolo di Puglia, il Carpino Folk Festival è aperto alle influenze e alle innovazioni musicali ma non alle formule prefabbricate o alle semplificazioni abusive troppo ansiose di world music.

Il festival della musica popolare e delle sue contaminazione, promosso dall’Assessorato al Mediterraneo di concerto con il Ministero per i Beni e le Attività Culturali e dall’Assessorato al Turismo della Regione Puglia, dalla Provincia di Foggia, dal Comune di Carpino, dalla Comunità Montana del Gargano, dal Parco Nazionale del Gargano in collaborazione con l’Azienda di Promozione Turistica di Foggia e il GalGargano, è prodotto ed organizzato dall’Associazione Culturale Carpino Folk Festival.

Sponsor Ufficiale 2008 : Birra Peroni S.p.A

Da quest’anno il Carpino Folk Festival ha scelto di entrare in F.F.S.S. il brand nato da un’idea dell’Azienda di Promozione Turistica di Foggia con la partecipazione della Regione Puglia e della Provincia di Foggia, per rafforzare, non solo la comunicazione ma, soprattutto le relazioni con le altre manifestazioni del territorio affinchè durante tutto l’anno si sviluppino azioni  che favoriscano la ricerca e la creazione artistica oltre che la risoluzione di problemi tecnici comuni.

Il Promontorio del Gargano, pur essendo una delle prime terre emerse in tutta Italia, fino a poco tempo fa era costituito da un inaccessibile e misterioso gruppo di montagne circondate da zone paludose e inabitabili.

Arroccato nel suo isolamento viveva una sua vita stenta e piena di lotte continue con la sua terra arida e brulla che favorì localismi che ancora oggi rallentano ilunlentaronolismi che impedirono sano e fisiologico sviluppo economico.

Questo aspetto selvaggio e primitivo e la mancanza di facili vie di comunicazione tennero lontano i viaggiatori e resero i commerci umani e culturali molto radi e casuali, ma allo stesso tempo permisero ai suoi abitanti di coltivare le proprie tradizioni e i propri miti come fonti esclusive della propria maturazione civile e culturale.

 

Il Gargano, la terra sperduta che fino a poco tempo fa pochi sentivano nominare, la terra delle selve, dei giardini, degli aranceti e dei limoni, la terra della chitarra battente e della tarantella d’amore e di disprezzo, la terra schiva, refrattaria a confidenze, che spesso nasconde il meglio di sè sotto coltri di pudore primitivo, col Carpino Folk Festival si vuole aprire al mondo e svelare le sue bellezze segrete e i suoi preziosi tesori, pur sapendo che solo pochi occhi e pochi cuori ne potranno godere, quelli che hanno la giusta predisposizione. Gli altri, per quanto impieghino tutti i mezzi a loro disposizione, fotografie, telecamere, ipod, interviste o altro, per quanto prolunghino il loro soggiorno o lo ripetano come un rito magico, difficilmente riusciranno a scoprire l’anima e il cuore di questo promontorio.

Vi aspettiamo, artisti e spettatori questa estate al Carpino Folk Festival, di modo che si perpetui la testimonianza di Antonio Piccininno e Antonio Maccarone e continui la vitalità del canto di Andrea Sacco.

Presentazione on line della XIII edizione

IL CARPINO FOLK FESTIVAL AL NASTRO DI PARTENZA

Tutto quello che c’è da sapere. Per avere tutte le informazioni sulla
XIII edizione del festival della musica popolare e delle sue contaminazioni,
l’Associazione Culturale Carpino Folk Festival vi dà appuntamento a domani

Mercoledì 23 Luglio

su www.carpinofolkfestival.com

Piero Giannini dal Quotidiano di Puglia

Il Cantore Piccininno e le sue Serenate

"Quando vedo una bella donna mi viene subito di dedicarle una serenata. I giovani d’oggi non hanno idea di cosa possa significare una dichiarazione d’amore in sonetti". Ha 92 anni ed è riconosciuto in tutto il mondo come l’ultimo cantore di Carpino dopo la scomparsa nel 2006 di Andrea Sacco (all’età di 94 anni), il custode di una storia popolare che non perde occasione per ricordare i tempi della sua gioventù e fare paragoni con quella odierna.

Chi non conosce Antonio Piccininno, classe 1916, potrebbe anche non sapere cosa vuol dire cantore di Carpino. E’ il canto popolare garganico più famosa ed incontaminato, originale ed inimitabile, fatto dalla improvvisazione e dall’amore dei suoi interpreti verso quello che è a tutti gli effetti un modo di comunicare, di raccontare, la terra rocciosa, fino ad un tempo impenetrabile, del Gargano. Antonio Piccininno è interprete della musica popolare, suonatore di nacchere, ma anche cabarettista e show man. Un trascinatore, capace di condurre lo spettatore fino al gran finale senza poter distogliere l’attenzione anche per un solo istante. E si, perchè dentro quella filastrocca c’è la vita quotidiana di quel popolo, le sue abitudini, usi e costumi che si possono rivedere solo in quei momenti, in cui dal 2 al 9 agosto, si dà vita al Carpino Folk Festival, una incredibile kermesse di interpreti, sostenitori o successori di quel filone così amato da personaggi come quel giovane ricercatore americano, Alan Lomax, che, accompagnato da Diego Carpitella, nel 1954 fece un viaggio alla scoperta dell’Italia sonora ponendo il primo mattone per la salvaguardia dei cantori di Carpino e della tarantella del Gargano. In pochi anni questo genere musicale riesce a scalare le vette più impenetrabili del panorama musicale italiano finendo anche al teatro lirico di Milano nel 1967. Da quel momento in poi sono stati tanti gli appassionati di quest’arte di raccontare la vita a non poter fare a meno di vivere il trasporto di quelle sonorità. Da Giovanna Marini a Francesco Nasuti, Teresa De Sio, Carlo d’Angiò, Robert Fix, Pino Gala, Salvatore Villani, Ettore de Carolis, Eugenio Bennato, Carlo d’Angiò e tanti altri ancora. Ma perchè queste sonorità sono diventate così famose in tutto il mondo e di un fascino straordinario. la spiegazione la si può trovare nella "serenata di Carpino", una composizione vocale-strumentale, a struttura semplice e carattere popolare, che secondo un’antica usanza veniva eseguita di sera o di notte sotto le finestre della propria bella per corteggiarla e per manifestarle i propri sentimenti o per rendere pubblico un rapporto di fidanzamento, che in una comunità maschile come quella carpinese dei decenni scorsi aveva anche l’ulteriore funzione di consentire il controllo sociale del rapporto da parte della comunità. "Ci sono stati tanti episodi in cui a Carpino nel dedicare una sereneta alla propria fidanzata (a volte non sapeva di esserlo già) -racconta Antonio Maccarone, il cantore di soli 88anni- si è corso il rischio di finire sotto le mazzate di padri poco sensibili e disponibili". A Carpino la composizione della serenata comprendeva oltre quattro sonetti che talvolta andavano anche oltre i dieci. Il tipico organico strumentale era costituito da chitarra battente, chitarra francese, castagnole e tamburello. Nello specifico il repertorio era frequentemente iniziato dal sunettë con cui si chiedeva licënzë a cantare e finiva con il sunettë della bonasërë.
Pochi sanno che la parte centrale della serenata di Carpino è costituita dalla Canzonë che nulla ha in comune con lo stile vocale e musicale dei sunettë, ossia con la mundanara, la rodianella e la vestesana. La Canzonë infatti è costituita da un brano lirico come testo e di stile vocale modale, con sillabe che corrispondono anche a parecchie note cantate, molto ornato, ritmicamente molto libero e con una emissione vocale spesso forzata e tesa nel registro dell’acuto. La sua esecuzione veniva musicata dalla sola chitarra battente che nell’occasione non viene battuta ma pizzicata. Ecco la struttura minima della serenata dei Carpinesi. "Sunettë della licënzë; Primë arruvatë e ti cerchë licënzë; se a qustu lochë ce pozze cantà; ji cë so’ vënutë pë la cunfidënzë; non la ‘ntënnitë na mala crijanzë;l’acquë corrë addovë c’è l’appënnenzë; ‘stu ninnë venë addò che tenë li spëranzë ". Ed ancora: "La Canzonë; Di primë amorë ti venë a salutà; di novë ammantë bellë stativ’ a sintirë; së c’ha lu piacerë ti vole sentirë; dalli nu ventë che po’ ‘ddà jì a navëgà; questa barchettë dall’portë avev’ascì; quannë p’nnantë a vui ven’a passà; falli nu segnë d’amorë mittëtë a rirë ".

A 92 anni Piccininno partecipa al Festival di Carpino

E’ considerato l’ultimo cantore di Carpino dopo la scomparsa nel 2006 di Andrea Sacco (all’età di 94 anni) e custode di una storia popolare: Antonio Piccininno, 92 anni, parteciperà al ‘Carpino Folk Festival’, in programma dal 2 al 9 agosto. Per Piccininno è l’occasione per ricordare i tempi della sua gioventù e fare paragoni con quella odierna. ‘Cantore di Carpino’ vuole dire – ricorda una nota – rappresentante del canto popolare più famoso ed incontaminato del Gargano. ‘Quando vedo una bella donna – è solito dire Piccininno – mi viene subito di dedicarle una serenata. I giovani d’oggi non hanno idea di cosa possa significare una dichiarazione d’amore in sonetti’. Piccininno è interprete della musica popolare, suonatore di nacchere, ma anche cabarettista e show man capace di condurre lo spettatore fino al gran finale dela sua esibizione. Il ‘Carpino Folk Festival’ è una kermesse di interpreti e sostenitori di quel filone amato da personaggi come il ricercatore americano Alan Lomax che, accompagnato da Diego Carpitella, nel 1954 fece un viaggio alla scoperta dell’Italia sonora ponendo il primo mattone per la salvaguardia dei cantori di Carpino e della tarantella del Gargano.
Ma perchè qualcuno aveva dei dubbi?

All’Eurofolk il Gargano con i Cala la sera

Il giorno che Cala la sera – da viveur.it

Eurofolk è il festival di musica popolare di Maiolati Spontini, in provincia di Ancona. Dal 4 al 6 luglio a rappresentare il Gargano saranno i Cala la Sera.

ANCONA “Vecine e vecenante bona sera a tutte quante”.
La parlata è quella che scende dalle curve di San Giovanni Rotondo, accompagnata dalla musica di antichi strumenti. Il nome del gruppo, pardon, del progetto è Cala la Sera. Sei componenti, Pio Gravina, Nunzio Mangiacotti, Rosario Nido, Aldo Grillo, Sergio Urbano, Giancarlo Pugliese, allevati alla scuola della tradizione, in grado di scolpire il volto del Gargano, addò la muntagna parla c’u mare, attraverso la tarantella di San Giovanni, con la sua carica liberatoria e il fascino misterioso e antico che hanno i sonetti sotto forma di serenate.
Cala la sera, diventa espressione verace e schietta di quel mondo che alla tradizione è legato da un indissolubile senso di ossequioso rispetto e immensa gratitudine. Sabato 5 luglio si esibiranno a Maiolati Spontini, zona franca di Ancona, siamo in piene Marche, nell’ambito delle selezioni nazionali del festival di musica popolare La Marca Eurofolk 2008. Alla manifestazione, edizione quinta, dal 4 al 6 luglio, parteciperanno altri gruppi della tradizione meridionale che va dall’ Abruzzo, alla Campania, al Salento. Il gruppo vincitore rappresenterà l’Italia alla finale internazionale che si terrà a Malaga nel mese di dicembre, insieme agli altri gruppi vincitori delle selezioni nazionali di Spagna e Portogallo. Ancora una volta la Spagna è di rigore. Ahi! Mai dire dei rigori contro la Spagna, che l’Italia l’ha già matata agli europei.
La sonata è l’urgenza pura e il piacere di cantare, di rivivere quei tempi in cui i cantatori le serenate d’amore o di scontro le portavano alle donne amate da loro o da altri, accompagnati dalle battenti, nelle forme della cannellesa, della cerignulana e della montanara. I Cala la Sera, mutata la Puglia contadina, ne ripropongono valori e suoni, continuando a battere lo stesso ritmo terzinato con una sincera passione capace di tenere lontano rivisitazioni e contaminazioni barocche, smentendo chi permette che quella cultura, quella musica, per sopravvivere alla civiltà globale faccia la puttana, ignorando che quella fu una magia solo e semplicemente autenticamente popolare. Poco importa se a Foggia manifestazioni del genere non riescono ad essere concepite. In provincia sì. Basta il Carpino Folk Festival.
Poi, a pensarci bene, Foggia non è ancora Gargano. Neanche Maiolati, zona franca di Ancona, siamo in piene Marche, è Gargano. Anzi, lì la Puglia è già finita da un pezzo. Ma che c’entra.
“Nata vote lu torne a dice bona sera a tutte l’amice”.
I musicanti
Il gruppo Cala la Sera si esibisce con una formazione di sei componenti: Pio Gravina (voce, chitarra battente), Nunzio Mangiacotti (voce, chitarra battente, mortaio di bronzo), Rosario Nido (voce, tamburi a cornice, puti pu), Aldo Grillo (tamburi a cornice, puti pu), Sergio Urbano (tamburo a cornice, nacchere), Gian Carlo Pugliese (voce, nacchere). A questa formazione spesso si uniscono cantori tradizionali: Francesco Crisetti e Salvatore Russo (anziani pastori di San Giovanni Rotondo).

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